La fascia di età 5-11 anni oggi registra la più elevata incidenza d’infezione da Covid, a causa verosimilmente del combinarsi di elevata socializzazione e non disponibilità di vaccino. I casi di sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C) sono correlati alla presenza di Covid-19 in età pediatrica e pertanto la vaccinazione, riducendo il numero degli infetti, potrebbe prevenire la comparsa di questa grave complicanza. È quanto risulta agli specialisti del Gaslini di Genova che hanno fatto il punto della situazione epidemiologica attuale dell’infezione nella popolazione pediatrica nel territorio ligure, in occasione della buona notizia della prossima disponibilità di un vaccino utilizzabile nella fascia di età 5-11 anni, approvato ieri dall’Ema, Agenzia europea per i medicinali.
Da tempo il Gaslini, in collaborazione con Alisa, dispone di un monitoraggio settimanale dell’andamento dell’infezione da Covid in soggetti di età inferiore a 19 anni in Liguria.
Il numero “certificato” dei soggetti positivi, derivato dai dati trasmessi in continuo dalla regione al Ministero della Salute, è la base per calcolare e monitorare l’andamento settimanale del tasso di incidenza, ossia del numero di nuove infezioni da Sars-CoV-2 per 100.000 residenti in Liguria. L’incidenza è calcolata sulla popolazione globale ed è confrontata con lo stesso dato per fasce di età (tutta la popolazione di età inferiore a 19 anni, fig.1, 0-4 anni, fig.2, 5-11 anni, fig.3 e 12-18 anni, fig.4).
L’andamento dell’infezione: i dati in crescita dell’ultimo mese nella popolazione pediatrica
In fig.1 è rappresentato l’andamento in Liguria dei tassi di incidenza nella popolazione generale (in rosso) e nella popolazione pediatrica (in blu) dalla settimana 36 del 2020 (da 31 agosto al 6 settembre 2020) alla settimana 46 del 2021 (dal 15 al 21 novembre 2021).
Si vedono chiaramente i picchi riferiti alle cosiddette seconda e terza ondata della pandemia, una parziale ripresa dell’infezione nelle settimane 28-34 del 2021, coincidente con gli eventi “aggreganti” di quest’estate quali gli europei di calcio, e la più recente ripresa dell’infezione (dalla settimana 44, 1-7 novembre) legata all’arrivo della stagione autunnale. Si vede, soprattutto, come la curva della diffusione dei contagi nella popolazione pediatrica abbia progressivamente superato quella della popolazione generale da quando è stata introdotta la vaccinazione. In particolare, la biforcazione tra le due curve nelle ultime settimane è evidente come mai prima.
Nelle successive Fig.2-4 il dato della popolazione generale è confrontato con l’andamento dell’infezione nelle fasce di età 0-4 anni, 5-11 anni – fascia d’età per la quale sarà presto disponibile il vaccino – e 12-18 anni, fascia d’età che già da quest’estate ha avuto la possibilità di vaccinarsi.
I grafici mostrano in modo del tutto evidente come la fascia di età 5-11 anni sia quella a più elevata incidenza d’infezione, a causa del combinarsi di elevata socializzazione (frequenza scolastica) e mancanza di protezione preventiva (non disponibilità di vaccino).
«I dati qui rappresentati mostrano come per fermare la diffusione del virus nella popolazione e mettere le scuole in sicurezza, assicurando la possibilità di uno svolgimento delle attività didattiche in presenza, l’avere a disposizione un vaccino impiegabile anche nella fascia di età 5-11 anni sia assolutamente una buona notizia» spiega Raffaele Spiazzi, direttore sanitario del Gaslini.
«Secondo l’Ema – sottolinea Elio Castagnola direttore dell’unità Malattie Infettive del Gaslini – nella fascia 5-11 anni «i benefici superano di gran lunga i rischi, soprattutto nei bambini con condizioni che aumentano l’esposizione al Covid grave» e anche i dati dei primi riscontri dell’impiego del vaccino in questa fascia di età in Usa, Israele e Cina depongono a favore della sua sicurezza ed efficacia. Ma, soprattutto, al di là delle ricadute generali del suo impiego sull’andamento della pandemia, il vaccino rappresenta un fattore di protezione per il bambino dalle complicanze dell’infezione da Sars-Cov-2, che sono sì meno gravi rispetto agli adulti ma che possono comunque esserci e che i grandi numeri di un’infezione diffusa nella popolazione possono far emergere».
Secondo Castagnola i dati della letteratura indicano chiaramente come il Covid-19, la malattia da infezione da Sars-Cov-2, abbia in fase acuta un decorso generalmente benigno in età pediatrica, salvo la presenza di co-patologie quali ad esempio malattie o trattamenti immunosoppressivi. I dati del Gaslini sono in linea con questi riscontri e raccontano di soli 188 ricoveri totali per Covid-19 da inizio pandemia (marzo 2020), dei quali 3 necessitanti di terapia intensiva per concomitanti patologie.
Complicanza da non sottovalutare
È stata però anche descritta in pediatria una complicanza del Covid-19 che ricorre con una frequenza non marginale (1 caso ogni 500 infezioni circa, nella nostra osservazione): la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C). Si tratta di una condizione clinica severa con coinvolgimento acuto di diversi organi bersaglio (cuore e intestino in primis), che insorge mediamente a distanza di quattro settimane dall’infezione e che, pur avendo un’evoluzione benigna, richiede un trattamento ospedaliero per non meno di due-tre settimane e, in alcuni casi, importanti terapie immunosoppressive.
«Dall’inizio della pandemia a oggi presso il Gaslini – spiega Raffaele Spiazzi, direttore sanitario dell’istituto – sono stati individuati 29 casi di questa affezione, in bambini di età media 4 anni (range 9 mesi-16 anni), con un’incidenza nella popolazione pediatrica generale circa 5-10 volte superiore a quella di altre malattie gravi (tubercolosi e meningite meningococcica, rispettivamente) e, nei soggetti positivi Covid-19, di circa 200 casi/100.000 pazienti (Fig.5). È verosimile che i casi di MIS-C siano correlati alla frequenza di Covid-19 in età pediatrica e pertanto la vaccinazione, riducendo il numero degli infetti potrebbe essere importante anche per prevenire la comparsa di questa complicanza».
Un’altra complicanza di Covid-19 – conclude Castagnola – è il cosiddetto “long-Covid“. Questa condizione, ormai ben nota nell’adulto, comincia ad essere osservata e studiata anche in età pediatrica, anche se non è ancora ben chiara la sua definizione clinica in questa fascia di età. A questa si deve anche aggiungere tutta la serie di disturbi psicologici indotti nei bambini e negli adolescenti dai ripetuti e prolungati lockdown. La possibilità di una vaccinazione per ampie fasce di età in pediatria aiuterà sicuramente anche a ridurre queste complicanze, aiutando la rapida ripresa di una vita normale anche per i pazienti pediatrici».