Al momento, a Genova e in Liguria, «per fortuna, non c’è assolutamente bisogno» di un’ordinanza che vieti le manifestazioni anti green pass, come successo a Trieste però «è ovvio che se i numeri della pandemia dovessero cambiare, come accaduto a Trieste, o le manifestazioni dovessero diventare maggiormente partecipate e più confuse di quelle che abbiamo visto, qualcosa del genere bisognerebbe in qualche modo sollecitarlo alle forze di pubblica sicurezza». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, a margine della conferenza stampa di presentazione della campagna “Coltiviamo la Liguria” di Confagricoltura Liguria.
«Per il momento – ha proseguito il governatore – sono abbastanza orgoglioso di come il nostro capoluogo e, in generale, la Liguria hanno saputo dare il proprio contributo all’ingresso del green pass nel mondo del lavoro, l’hanno fatto con grande serietà e con grande ponderazione, l’hanno fatto ovviamente con tutte le difficoltà che una scelta del genere comporta, ma l’hanno fatto con grande senso di responsabilità. Il mondo del lavoro, delle associazioni, delle imprese e dei sindacati nel nostro territorio ha reagito con grande responsabilità anche quando aveva delle legittime perplessità sulle politiche di contenimento della pandemia, come sempre è possibile avere in una grande democrazia. Le uniche manifestazioni che abbiamo sono ormai quelle del sabato pomeriggio che ci tengono compagnia con variopinti cortei, ma che al momento ritengo siano lo sfogo di persone che hanno tutto il diritto di manifestare».
Per quanto riguarda un’eventuale proroga dello stato di emergenza, «il Covid ci ha insegnato che è difficile dire il 2 novembre che cosa sarà indispensabile il 2 dicembre. Vediamo: il provvedimento scade il 31 dicembre, e se ce ne sarà bisogno, trovo opportuno che venga prorogato. Se non ce ne sarà bisogno, sarebbe opportuno mitigarlo anche per dare un ulteriore segnale di ritorno alla normalità».
«In questi giorni, per fortuna – ha aggiunto Toti – vediamo gli ospedali che sono pieni al 10% di quanto lo erano lo scorso anno, con un’incidenza quasi simile di circolazione del virus: un segno, per i pochi scettici che ancora ci sono, di quanto i vaccini ci stiano salvando la vita, sia in senso clinico sia senso sociale ed economico. Il Covid comunque sicuramente non ha mollato la presa, non è ancora un lontano ricordo alle nostre spalle: continuiamo con le terze dosi, andiamo avanti rapidamente, vediamo di che cosa c’è bisogno. Vedremo come valuterà il governo e, come sempre, prenderemo di buon grado quella decisione».