«Credo che alcuni partiti del centrodestra, rincorrendo terrapiattisti in giro per tutte le piazze d’Italia, abbiano scompensato e resa incomprensibile al nostro elettorato la nostra politica. L’appello è a rimboccarci le maniche e a fare analisi della sconfitta a livello nazionale, dove valgono le stesse identiche ragioni, un tema di linea politica, un tema di classe dirigente, un tema di incapacità di aprirsi alla società civile». Così il presidente della Regione Liguria, e di fatto leader del centrodestra ligure, Giovanni Toti, commenta la sconfitta subita dal centrodestra alle elezioni comunali di Savona dove il candidato del centrosinistra Marco Russo, sostenuto da Pd-Articolo Uno, dalle lista civiche Patto per Savona, Riformiamo Savona e Sinistra per Savona, ha ottenuto il 62,25% dei voti (13.883), vincendo il ballottaggio contro Angelo Schirru, candidato di Cambiamo! (il partito del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti), Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Unione di Centro oltre che della lista civica Schirru sindaco. Schirrru non è andato oltre il 37,75%.

Toti è intervenuto sull’argomento questa mattina a Genova, a margine della presentazione dei nuovi treni Pop che entrano in servizio in Liguria, con un’analisi che contiene durissime critiche anche alla politica nazionale del centrodestra e all’incapacità dimostrata dai partiti della sua coalizione di consolidare con il lavoro politico i successi delle elezioni scorse.
«Leggo – ha detto – analisi sul voto che sono molto semplicistiche, talvolta autoassolutarie, talvolta sfiorano l’irreale. Leggo di partiti che hanno dimezzato i propri voti che spiegano come fare politica all’unico partito che ha continuato a prendere voti. Leggo appelli a unità di coalizione da chi ha rotto la coazione, correndo da soli. Temo che l’analisi debba essere un po’ più sofisticata e un po’ meno semplice. Credo che alcuni partiti del centrodestra, rincorrendo terrapiattisti in giro per tutte le piazze d’Italia, abbiano scompensato e resa incomprensibile al nostro elettorato la nostra politica. Credo che l’aver osteggiato ogni tipo di riforme del primo Governo realmente riformista di questo Paese degli ultimi anni abbia disorientato il nostro elettorato che, invece, a testa bassa, si è messo a lavorare dopo il Covid. Temo anche che una classe dirigente sui territori talvolta inadeguata, che ci ha costretto a un cambio in corsa di un sindaco a Savona e che oggi sembra piovere da Marte con gli occhi dello stupore, evidentemente si sia dimostrata inadeguata. Questi partiti non hanno saputo tutti insieme costruire un’adeguata classe dirigente all’altezza delle responsabilità gigantesche che i liguri ci hanno dato. Quindi l’appello è a rimboccarci le maniche e a fare analisi della sconfitta a livello nazionale, dove valgono le stesse identiche ragioni: un tema di linea politica, un tema di classe dirigente, un tema di incapacità di aprirsi alla società civile».

Il governatore respinge l’accusa di avere accentato su di sé troppi poteri, non lasciando spazio agli alleati. «Il tema dell’uomo solo al comando – ha affermato – non esiste. I partiti della coalizione hanno potenti rappresentanze della giunta regionale che rappresentano ben più della metà delle deleghe di questa regione. Io ho sempre difeso una squadra che ritengo sia straordinaria per capacità e generosità, ma se qualche partito ritiene di dover cambiare o rafforzare le proprie delegazioni nelle giunte mettendo persone che gli garantiscano maggiori qualità e visibilità, ovviamente starò a sentire. Penso che i leader politici della regione si incontreranno con i vari sindaci che andranno al voto già nella prossima primavera per trovare una sintesi. Io mi occupo della Regione Liguria dove grazie alla mia candidatura e alla lista Toti oggi governiamo per il secondo mandato, cosa mai successa, con il più straordinario dei successi del centrodestra, anch’esso desueto prima del mio arrivo. Per evitare l’effetto dell’uomo solo al comando io mi occupo della Regione come i liguri mi hanno chiesto di fare».
La sconfitta del centrodestra a Savona sembra dovuta anche a divisioni interne. La candidatura di Schirru annunciata nel giugno scorso, era nata tra aspre polemiche dentro al suo stesso schieramento. La notizia che Caprioglio non si sarebbe ricandidata era stata accompagnata dalle dimissioni di Francesco Versace da commissario cittadino di Forza Italia e da quelle del vicesindaco savonese e assessore all’urbanistica Massimo Arecco, della Lega. Entrambi avevano lamentato il fatto di di non essere stati coinvolti nelle decisioni del centrodestra.
La stessa Caprioglio nel discorso di commiato, riportato sul suo sito Facebook, ringraziando gli «amici sinceri» aveva ricordato «in particolare l’assessore Montaldo, gli assessori Romagnoli, Rodino e Scaramuzza, il segretario generale, i dirigenti, il personale del Comune di Savona». Un vasto elenco, che però escludeva i componenti della giunta non menzionati. E aveva concluso il suo discorso con un auspicio: «I partiti rivedano il loro ruolo e prestino maggiore attenzione nel tutelare il sindaco, non lo lascino solo nel gravoso compito di amministrare una città gestendo, talvolta, una maggioranza poco coesa e, soprattutto, non siano terreno di scontro e di personalismi ai danni di un’intera comunità. Trovo deplorevoli gli scontri di potere all’interno dei partiti che contribuiscono a togliere serenità e incisività all’azione amministrativa, il tutto a discapito della comunità».
Il sindaco uscente aveva anche precisato di non avere rinunciato alla candidatura per stanchezza, versione che avrebbe fatto comodo al centrodestra: «Mi sono laureata lavorando – aveva precisato – e ho cresciuto tre figli lavorando: sono, invece, affaticata per essermi trovata, sovente, nella traiettoria del “fuoco amico”, generato da deplorevoli lotte all’interno dei partiti che hanno portato una grande instabilità». Esclusa la stanchezza, quindi, rimangono gli screzi. La sua rinuncia alla ricandidatura sembra quindi dovuta alla consapevolezza di non poter contare sull’appoggio del centrodestra unito, non sappiamo se per una obiettiva valutazione del suo operato da parte dei suoi alleati oppure per motivi di rapporti di potere interno.
Ma polemiche si erano avute anche per il modo con cui Schirru era stato scelto. Due esponenti di Forza Italia, Giancarlo Vinacci, responsabile del Dipartimento Nazionale Sviluppo economico, e Giuseppe Costa, responsabile regionale dei Seniores della Liguria, in una nota congiunta avevano dichiarato: «Quanto è avvenuto nel centrodestra a Savona (consiglieri comunali di maggioranza che hanno lasciato i loro partiti) impone un maggiore impegno dei vertici a coinvolgere nelle scelte e nella composizione delle liste elettorali i loro organi statutari e i loro eletti nei territori. Certo l’unità di tutte le forze politiche su un candidato condiviso e su un progetto funzionale deve essere al primo posto, ma questa unità non può essere calata dall’alto, ma costruita e condivisa». Secondo Vinacci e Costa «La scelta finale, Angelo Schirru a candidato sindaco per Savona, è stato un buon risultato, stante che non si riusciti a coinvolgere il sindaco uscente, Ilaria Caprioglio, a candidarsi per un secondo mandato».
Le divisioni e la litigiosità hanno avuto il loro effetto anche secondo Toti. «In parte c’è certamente anche questo – ha precisato il governatore – una coalizione dove assessori dei partiti si sono presentati con partiti concorrenti, dove la litigiosità dei partiti ha costretto il sindaco che c’era a fare un passo indietro, dove siamo dovuti intervenire in scivolata in supplenza per costruire un’offerta politica dell’ultimo minuto certamente non ha aiutato la coalizione. Spero che questo errore non si farà nelle città dove andremo al voto nel prossimo futuro, spero che tutti abbassino i toni e si rimettano a lavorare, dopodiché c’è anche tema nazionale, non sarà un caso che Savona cade insieme a Milano al primo turno, a Torino dove c’era uno straordinario candidato, a Roma dove il centrodestra ha raggiunto risultati tra le più bassi della sua storia. Insieme a Napoli dove non siamo andati nemmeno a ballottaggio. Evidentemente il centrosinistra ha saputo interpretare i tempi ed esserne all’altezza. I tempi di un Paese che vuole ripartire, che non vuole confusione nelle strade che non vuole piazze tumultuose, che vuole tornare a lavoro, portare i figli a scuola, tornare a occuparsi propria vita dopo dolorosa parentesi Covid. Il centrodestra diviso tra maggioranza e opposizione, e anche nella maggioranza direi riottoso ad accettare le ricette di un governo di unità nazionale che ci sta portando verso applicazione di un recovery fund essenziale per il Paese, evidentemente non ha sfondato nel cuore e nel cervello di quegli elettori moderati che questo normalmente chiedono ai partiti conservatori del Paese».
Secondo Toti, «l’astensionismo fa parte della stessa medaglia, che ha visto il popolo moderato disertare le urne non trovando un’offerta all’altezza della situazione e non volendo tradire il partito del cuore e della propria tradizione. Quell’astensione credo che possa essere recuperata dal centrodestra, penso possa essere recuperata se saprà fare analisi seria della sua linea politica. In Regione la linea è sempre stata molto chiara: siamo per il governo Draghi, siamo per un Paese che riparte, per il green pass sul lavoro, perché i vaccini siano soluzione definitiva al Covid, perché le riforme di carattere sociale ed economico vadano avanti spedite, perché l’Italia riparta senza inseguire malpancisti, terrapiattisti e altre correnti – come le ha definite Mattarella – antiscientifiche che francamente hanno tutto il diritto di manifestare ma non hanno la dignità della politica e soprattutto di quella del centrodestra».
La sconfitta di Savona, secondo il presidente della Regione Liguria non rappresenta assolutamente un campanello d’allarme per Genova. «Non credo – ha detto rispondendo a una domanda dei giornalisti – sono certo che i partiti si vedranno con Bucci, che è sindaco solidissimo, che certamente si ricandiderà come ha già annunciato, e avrà il mio appoggio personale e politico perché ha fatto bene come pochi nel nostro paese, e lo stesso possiamo dire di Peracchini alla Spezia. Mi auguro che i partiti facciano tesoro delle elezioni di Savona e si schierino al fianco di Bucci con l’umiltà di seguire chi ha saputo dare a una città tanti risultati così importanti. In base ai sondaggi che fai per strada mentre incontri i cittadini e ai risultati nel medagliere non penso che Bucci possa essere messo in discussione. Poi, le campagne elettorali vanno fatte e affrontate, bisogna dare delle prospettive e per questo occorre che i partiti lavorino».
Ovviamente anche gli altri partiti del centrodestra si interrogano sui motivi della sconfitta. Secondo quanto riporta l’agenzia Dire, da via Macaggi, a Genova, sede della Lega Liguria, filtra questo commento: «L‘eccessivo protagonismo di Cambiamo!, mostrato per la prima volta alle elezioni comunali di Savona, ha portato a una gestione poco efficace della campagna elettorale. Auspichiamo che Toti torni a fare il federatore per puntare, ancora una volta, alla vittoria nelle sfide che ci attendono nei prossimi mesi. Si vince e si perde tutti insieme».
Per Andrea Costa, sottosegretario di Stato alla Salute e leader di Liguria Popolare, «i risultati del ballottaggio a Savona impongono una riflessione. Quando si perde si perde tutti: non è utile ricercare colpe e scaricare responsabilità su alleati o candidati. Il centrodestra in Liguria dovrebbe recuperare lo spirito e l’entusiasmo del 2015, quando tutte le realtà si sentivano coinvolte e valorizzate nella proposta politica, con pari dignità, indipendentemente dal peso che ciascuna forza portava con sé. La scelta di fare la corsa a essere i primi della coalizione non paga, soprattutto se la stessa coalizione perde. Questo comportamento piuttosto ingenera tensioni e divisioni tra gli alleati. Ci auguriamo che il presidente Toti per l’autorevolezza e il ruolo che ricopre recuperi la sua funzione di federatore e torni a essere il presidente di tutti e non l’uomo di parte».
Intanto il centrosinistra riassapora il gusto della vittoria. «Il centrosinistra – commenta il gruppo del Pd in consiglio regionale della Liguria – torna protagonista in Liguria con la vittoria in un capoluogo di provincia dopo tanto tempo. Innovazione, partecipazione e inclusione sono stati gli ingredienti che hanno portato alla vittoria di Marco Russo a Savona. È un segnale molto importante perché i cittadini sanno che il centrosinistra può costruire proposte condivise, partecipate e solide, mentre la destra è frammentata e litigiosa. Si tratta di un grande segnale, il vento sta cambiando a livello nazionale, con una straordinaria affermazione del centrosinistra. E lo sta facendo anche in Liguria. Complimenti a Marco Russo e al suo percorso, che ha messo al centro Savona e una proposta concreta per i cittadini: un buon esempio da cui partire per continuare a far cambiare il vento. Uniti si vince».
Il consigliere regionale Ferruccio Sansa, candidato del centrosinistra battuto da Toti alle ultime elezioni per la presidenza della Regione, commenta «Ha vinto un’idea di Savona che ritrova la sua identità – la solidarietà, l’impegno civile e politico, il coraggio – e propone un’idea di futuro aperta al mondo. Ha vinto una proposta inedita, civica, ma sostenuta da forze politiche, che può essere un modello per altre città d’Italia. Ha vinto un candidato che ha saputo costruire una propria fisionomia precisa. Ha vinto un progetto partecipato, nato dopo centinaia di incontri con la gente. Ha vinto una squadra affiatata che si è formata strada facendo . Hanno vinto anche le forze politiche – la Lista Sansa è stata tra i primissimi a crederci e a sostenere Russo – che hanno dato il loro appoggio, hanno fornito idee, hanno saputo rispettare l’autonomia del candidato e del suo Patto civico con i savonesi. Ha vinto anche l’esperimento di un nuovo centrosinistra cominciato con le elezioni regionali del 2020. Una coalizione che è stata il seme di questa vittoria perché puntava sull’unità, ma non fine a se stessa».
Grande soddisfazione esprime in una nota il gruppo consiliare di Linea condivisa. «Il risultato ottenuto da Russo dimostra come una candidatura maturata dalla società civile, – dichiara il capogruppo di Linea condivisa Gianni Pastorino – che è riuscita a instaurare un dialogo con le forze politiche, ascoltando diverse idee e suggerimenti, sia in grado, oggi, di prendersi la città della Torretta. Ed è riuscita a farlo già due settimane fa, ribaltando i pronostici, e oggi confermando interamente il proprio consenso in città. Con il successo di Russo si potrà dar vita a un progetto di rinnovamento sociale, urbanistico e logistico della città, oltre a mandare un messaggio politico molto forte al centrodestra, in vista delle prossime elezioni amministrative. È un segnale importante e significativo in vista delle votazioni a Genova e La Spezia, che si terranno nel 2022 – prosegue Pastorino – Solo un anno fa, nel Comune di Savona, la coalizione regionale di Toti vinceva, e a fronte di un’opposizione costruita anche con il Movimento Cinque Stelle, riuscendo a ottenere un vantaggio di circa 200 voti. In un anno tutto è cambiato (nonostante la posizione politica per noi non condivisibile del M5S che non ha aderito e appoggiato la candidatura di Russo) e un movimento civico, progressista e di centrosinistra riprende la città di Savona».