Dal 15 ottobre l’accesso ai luoghi di lavoro con obbligo di green pass potrebbe creare diversi problemi ai porti di Genova.
«Siamo attorno a un 20% di non vaccinati in porto – dice Enrico Ascheri, della Filt Cgil settore porto – ma occorre anche capire come ci si deve comportare con i marittimi, con gli altri lavoratori che fanno parte del ciclo delle operazioni portuali, ad esempio spedizionieri e agenti marittimi, dove tutti dovrebbero avere il green pass, e poi c’è anche il tema dei controlli, come avverranno?»
Il personale delle navi che battono bandiera estera dove non si applica la legge del territorio italiano come dovrà comportarsi? I lavoratori delle compagnie italiane già a bordo come fanno ad avere il green pass quando sbarcano se non sono vaccinati? Non potranno scendere? Sono le domande che si pone Ascheri.
Mancano due giorni e tutto sembra ancora in alto mare. A partire dall’aspetto più importante: chi paga i tamponi di chi non è vaccinato o non ha un green pass a causa di un vaccino non riconosciuto in Italia? In teoria dovrebbe spettare ai datori di lavoro, ma non è così scontato a quanto pare.
«Abbiamo già incontrato terminalisti e l’Autorità Portuale – aggiunge Ascheri – il ministero dell’Interno ha mandato una comunicazione alle prefetture di intervenire per monitorare la situazione dei porti sul green pass, il ministero invita le aziende a coprire i costi. Stiamo aspettando la convocazione del prefetto».
«Una cosa è certa – dice Giovanni Ciaccio della Uiltrasporti – non può essere il lavoratore a farsi carico del costo del tampone. Poi resta da capire se i punti tampone saranno spalmati come costo tra le aziende o anche con l’Autorità portuale o se invece solo tra le aziende, con convenzioni ad hoc, pacchetti appositi. Abbiamo anche chiesto la possibilità di inserire punti tampone negli Autogrill limitrofi. Certo è che il porto di Genova potrebbe soffrire di un calo di operatività».
«Una bella percentuale di autostrasportatori non è vaccinata – afferma Marco Gallo segretario Filt Cgil Genova – soprattutto quelli che arrivano dall’Est. Si sta ipotizzando di sistemare un punto tamponi al varco di Ponente, quindi al Terminal Messina e l’altro a San Benigno all’altezza di Music for peace. Anche la Compagnia Unica ha dato la disponibilità di allestirlo dentro al Centro vaccini. Occorre tenere conto che l’Autorità portuale, essendo ente pubblico non può farsi carico dei costi, ma può però mettere postazioni».
Anche Giovanni Toti ha detto la sua a margine della firma dell’accordo tra i porti di Genova e Miami: «Sicuramente qualche problema ci sarà, ma io credo che le i vantaggi e i benefici che il green pass offre siano assai superiori ai problemi che vivremo certamente nelle prossime ore quando scatterà l’obbligatorietà. Come è noto il governo ha usato il green pass come grimaldello, anche per incentivare la vaccinazione, pertanto il principale strumento per avere il green pass resta la vaccinazione. Il tampone deve essere considerato uno strumento residuale rispetto al vaccino. Il mio invito a tutti i lavoratori è di continuare a vaccinarsi e di farlo nel più breve tempo possibile. Poi i centri tamponi sono diffusi in tutta la Liguria e abbiamo una capacità di tamponi molto importante in questa regione, c’è un prezzo calmierato deciso dal governo, ci sono accordi tra sindacati e mondo delle imprese. Noi come Regione ci siamo, ma ripeto nella consapevolezza che è politica governativa quello di considerare il vaccino la soluzione, e non il tampone».