«Abbiamo consegnato la nostra esperienza di governo di un banchiere centrale, di cultura anglosassone, più a destra di Giolitti, a una cultura di sinistra che non gli è propria. Credo che questa sia una colpa profonda: l’autoassolutoria analisi sull’inadeguatezza dei candidati, che si sono spesi sul territorio e che meritano il nostro rispetto, non chiude la partita. Occorre sedersi a un tavolo».
Lo ha detto, secondo quanto riporta l’agenzia Dire, il presidente della Regione Liguria e cofondatore di Coraggio Italia, Giovanni Toti, criticando il risultato del centrodestra nell’ultima tornata elettorale amministrativa.
«Il centrodestra non ha brillato – ha aggiunto Toti – da previsioni di conquista del Paese tra il 45% e 50% si è ritrovato mediamente nelle città tra il 30% e il 35%, ‘assenza di un polo moderato di centro evidentemente ha penalizzato. In questi ultimi mesi e settimane il centrodestra ha perso quella profonda sintonia con il Paese, che pure lo aveva contraddistinto nell’epoca del disagio, del tumulto sociale. Non ha saputo rapidamente indossare una maglia di governo, della crescita, della pacatezza, dell’equilibrio e della rassicurazione: tutti sentimenti che il Paese oggi richiede e per cui ha dato a Draghi una fiducia gigantesca, come nessun altro governo negli ultimi anni. Per questo, abbiamo bisogno di una riflessione profonda sul perché abbiamo inseguito l’antiscienza più che la scienza, i no vax più che l’obbligo di vaccino, per quale ragione abbiamo talvolta sottolineato più le differenze che ci separano dalla politica economica di Draghi che non le nostre affinità».
«Se posso essere un pochino autoassolutorio – ha precisato il governatore ligure – nella mia Liguria è andata meglio del resto d’Italia. A Savona andiamo al ballottaggio: ci andiamo secondi, ma c’eravamo andati secondi anche nel 2016, quando abbiamo vinto. Sempre a Savona la lista Toti e la lista Schirru esprimono oltre il 16-17% e sono in assoluto il primo partito della coalizione. Liguria popolare, che ha tentato un esperimento in solitaria, è riuscita a farmi perdere il mio Comune, Ameglia, per 70 voti: una magra soddisfazione di fronte all’uno e spiccioli ottenuto a Savona. Nel complesso, mi rassicura la serenità di giudizio degli elettori: dove abbiamo fatto bene alle scorse regionali, siamo stati premiati, dove abbiamo fatto qualche guaio in più e qualche incertezza in più, come a Savona e Ameglia, siamo stati penalizzati. Questo dovrebbe insegnare alla nostra classe dirigente che il consenso si conquista strada per strada, casa per casa e che non c’è un generale che sia a Milano, a Roma o a Genova che ti mette le mostrine sulle spalle».