«Dico con estrema chiarezza che per quello che riguarda i soggetti sani e giovani è tutto fuorché scontato che si debba andare verso una terza dose. Questo è stato detto chiaramente anche dall’Agenzia europea del farmaco piuttosto che dalla stessa Oms». Ad affermarlo è il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, a margine del convegno “Meet in Italy for life sciences“, che si svolge da oggi fino all’1 ottobre ai Magazzini del Cotone a Genova. Lo si legge in una nota dell’Agenzia Dire.
«La campagna vaccinale del Paese, e lo scandisco, è stata chiaramente un successo. Abbiamo più dell’82% della popolazione vaccinabile che ha ricevuto almeno una dose e non è un caso che la nostra curva epidemica del Covid sia la migliore di tutti i Paesi europei − spiega− E la platea della terza dose è già stata estesa perché, dopo i soggetti immunodepressi, per i quali parlerei di dose addizionale più che di dose ‘booster’ o terza dose, c’è già stata l’indicazione molto precisa per i soggetti sopra gli ottant’anni e residenti nelle rsa. E anche per il personale sanitario, dando privilegio agli ultra sessantenni e a chi ha condizioni di fragilità. Per il personale sanitario l’obiettivo è fornire il massimo della garanzia a chi si rivolge agli operatori sanitari e anche per dare continuità e recuperare tutte le prestazioni che sono state inevitabilmente ritardate o interrotte durante il periodo pandemico. Poi è chiaro che si potranno considerare anche altre categorie, altri soggetti connotati da fragilità come i cirrotici o i soggetti che hanno grande obesità o coloro che hanno fibrosi polmonare».
«Chi rifiuta la vaccinazione − chiosa Locatelli − non si vuole bene e non vuole bene a chi è vicino, nel senso che non si protegge ed espone i conviventi e i contatti a un rischio, oltre a esporre i familiari alla possibilità di entrare in una situazione difficile perché chi non è vaccinato è esposto al rischio di patologia grave anche fatale. Il messaggio forte è: se vi volete bene, vaccinatevi. In particolare, l’appello è che si vaccinino gli oltre tre milioni di nostri connazionali oltre i 50 anni di età che per ragioni anagrafiche sono esposti al rischio di sviluppare patologie gravi». Per contro, «l’adesione alla campagna vaccinale nella fascia 20-29 anni è superiore a quella osservata nelle due decadi successive: i giovani hanno dato una grande lezione di sensibilità rispetto a quanto può offrire il vaccino a tutto il Paese».
Il presidente del Consiglio superiore di sanità ha poi aggiunto che non va dimenticato che «abbiamo una situazione mondiale globale per cui è importante riuscire a dare copertura a quei Paesi a basso e medio reddito, dove la campagna vaccinale è imparagonabilmente più bassa della nostra».
A proposito di campagne vaccinali, Locatelli si è espresso anche sulla prossima campagna antinfluenzale: «Quella anti covid e quella antinfluenzale sono due vaccinazioni largamente raccomandate nelle popolazioni esposte a maggior rischio di sviluppare patologia grave, quindi mi riferisco agli anziani e a coloro che si connotano per condizioni di fragilità − ha detto − Già l’anno scorso abbiamo avuto anche un 50% di dosi antinfluenzali in più: va continuata questa strada anche integrandola con una terza vaccinazione che è la vaccinazione anti pneumococco per i soggetti oltre i sessant’anni, perché le polmoniti da pneumococco possono avere dei tassi di fatalità tutt’altro che trascurabili»
«Vaccinazioni anti Covid, influenza e pneumococco − ha poi aggiunto − vanno almeno proposte assieme. Poi, da un punto di vista logistico-organizzativo, è una questione che va maggiormente gestita a livello di dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie territoriale».