Un trasporto pubblico totalmente elettrificato entro il 2025, non inquinante, silenzioso, con meno persone che utilizzeranno l’auto privata. È lo scenario indicato da Enrico Musso, direttore del Cieli (Centro Italiano di Eccellenza sulla Logistica Trasporti e Infrastrutture dell’Università di Genova) e coordinatore della Mobilità urbana sostenibile per il Comune di Genova, al convegno sulla mobilità sostenibile che si è svolto questa mattina a Palazzo Tursi. Un convegno che guarda al futuro ma facendo il punto di ciò che si è riusciti a realizzare finora, come spiega l’assessore comunale alla Mobilità, Matteo Campora.

«Questa – precisa Campora – è una settimana importante perché facciamo il punto come Comune con gli stakeholder e i cittadini per raccontare quel che è stato fatto e quel che si dovrà fare. In questi quattro anni è stato fatto molto, si pensi al tema delle ciclabili, si sono sviluppati i buoni per comprare le biciclette elettriche e gli incentivi, e poi si è lavorato a tutta una serie di attività più “macro” che riguardano il trasporto pubblico locale e la elettrificazione. Questa settimana, dicevo, è importante proprio perché noi riteniamo di aver fatto molto. Molto è ancora da fare, ed è necessario che tutti gli amici, tutte le associazioni con cui collaboriamo ci dicano soprattutto non ciò che è stato fatto, ma ciò che ancora è da fare. Da questo punto di vista, abbiamo il progetto delle ciclabili, pensiamo al progetto della Val Bisagno, che verrà messo a gara entro l’anno, al progetto di corso Italia, prossimo anche questo alla pubblicazione della gara. E poi abbiamo in mente, per il 2022, una serie di incentivi ad hoc proprio per promuovere l’uso del trasporto pubblico ma anche l’uso alternativo dei mezzi e l’acquisto di mezzi full-electric che vadano a sostituire il parco macchine esistente».
Si può diventare più sostenibili e più efficienti al tempo stesso?
«Si può diventare più sostenibili ed efficienti, però lo possiamo fare attraverso la guida dell’amministrazione che naturalmente deve indicare degli obiettivi e spiegare come raggiungerli, ma per essere sostenibili è necessario il coinvolgimento dei cittadini: ognuno di noi nella giornata, nelle 24 ore della giornata, a seconda delle scelte che compie, può essere più o meno sostenibile. Quindi la vera sfida è che ogni cittadino sia più sostenibile. Perché poi, moltiplicato per un numero infinito di cittadini, su Genova, sull’Italia e nel mondo, questo potrà avere effetti e benefici su tutto il pianeta».
A quanto ammonta l’investimento del Comune su questo progetto?
«L’investimento del Comune sul progetto relativo al trasporto pubblico locale è di 470 milioni; è un finanziamento a fondo perduto, e pubblicheremo già a metà ottobre le gare per quanto riguarda la parte civile, quindi la costruzione delle rimesse, che sono necessarie per poi procedere alle attività successive; ma poi abbiamo anche molti finanziamenti. Penso al finanziamento di circa 2 milioni sulla val Bisagno, sulla pista strutturata, ai 3 milioni e oltre su corso Italia, e siamo certi anzi che nei prossimi mesi arriveranno altri finanziamenti in relazione anche ai progetti che abbiamo presentato. Ricordo anche, per esempio, i 400.000 euro sulle ciclabili universitarie, che dovranno collegare anche le stazioni e le sedi dell’Università. A questo affianchiamo una serie di iniziative concrete – piccole ma necessarie per rendere utilizzabili anche la bici e il monopattino in città – come i cicloposteggi, ne sono già stati messi decine nel Centro, e poi la creazione di due “bike box”, per cominciare. Quindi due box, dove uno entrerà col badge, potrà lasciare la bici, e che verranno alla luce in piazza De Ferrari e in piazza della Nunziata-largo Zecca. Questo è un inizio. Poi, stiamo sollecitando anche Grandi Stazioni a fare un hub presso Principe e presso Brignole, perché il principio è “io ti do la bicicletta, però ti devo dare anche le infrastrutture che sono necessarie per poi potersi muovere”».
È prevista la cessione di strutture per avviare nuove attività?
«Noi abbiamo fatto un censimento del patrimonio comunale e abbiamo individuato questi due siti da riutilizzare, in piazza De Ferrari, nel sottosuolo, e dopo la galleria di Portello, quindi alla fermata da largo Zecca. Partiamo dal nostro patrimonio. L’altro elemento importante sarà che questi spazi vengano gestiti da associazioni e e altri soggetti e dovrà esserci una compartecipazione, una collaborazione anche nella gestione con le associazioni e con i privati che poi dovranno non allestire, cosa che faremo noi, ma gestire. Questo potrà anche avere dei benefici dal punto di vista del lavoro, perché in effetti la gestione dei “bike box” necessiterà di persone che fisicamente dovranno essere sul posto, dovranno verificare il funzionamento delle attrezzature. Quindi anche questa attività è un’attività di sviluppo».

Musso ha sottolineato l’importanza del fatto che «Genova obiettivamente era ed è tutt’ora in condizioni di grande arretratezza rispetto a tante grandi città europee che si propone di imitare. In un mondo che tecnologicamente si evolve così in fretta, talvolta, il fatto di essere rimasti indietro – che in sé non contiene certamente un valore – può diventare un vantaggio. Cioè, se io adesso realizzo, mi allineo direttamente sul “più nuovo”; invece se uno ha fatto una grande infrastruttura 10 o 15 anni fa è stato più bravo, perché lo è stato, ma è stato il più bravo 10 o 15 anni fa; però adesso, paradossalmente, rischia di restare legato alle scelte che ha fatto, che possono essere scelte infrastrutturali irreversibili o comunque molto forti.»
Quali novità Genova potrebbe apportare rispetto ad altre realtà metropolitane europee?
«Immaginiamoci la città fra 4 o 5 anni: avevo detto, quando ho fatto il Pums, che il 2025 potrebbe essere l’orizzonte. Immaginiamoci quindi un trasporto pubblico totalmente elettrificato. Questo significa non inquinante, significa anche silenzioso, che viaggia per gran parte su assi riservati e quindi anche più veloce, considerato che molte persone useranno quello, mentre poche persone utilizzeranno le auto, che saranno peraltro più spesso, in confronto al passato, auto in condivisione, e quasi sempre auto non inquinanti, e avranno anche regolazioni un po’ più stringenti sulle zone dove poter andare e non potere andare. Oggi come oggi, in particolare nel centro di Genova ma anche nei centri storici dei quartieri periferici, abbiamo zone di altissimo pregio urbanistico-ambientale violentate dall’utilizzo quotidiano delle automobili, anche della cosiddetta logistica urbana, cioè dei mezzi di consegna dei tanti pacchi, pacchetti e pacchettini che con il commercio elettronico, soprattutto in “era Covid”, si sono moltiplicati a dismisura».
Facendo il punto sui progetti, sottolinea Musso, «Emerge un avanzamento che ancora molte volte non si vede in strada, i tempi delle procedure sono sempre molto lunghi e in Italia particolarmente, quindi, magari, c’è tutta una fase di progettualità, che cittadini non vedono perché non è ancora operativa, ma stanno avanzando tutte le grandi realizzazioni che il Piano Urbano per la mobilità sostenibile che ho avuto l’onore di elaborare state vedendo, dai “quattro assi di forza alla elettrificazione del trasporto pubblico, alle piste ciclabili, alle nuove iniziative di traffico limitato, per la realizzazione e quant’altro, alle future ipotesi per la regolazione del traffico in centro per i veicoli privati, in particolare quelli che si “ostineranno” a essere inquinanti».