Non è stato il lockdown il momento più complesso per un teatro privato come il Politeama Genovese. La ripartenza senza certezze lo supera di gran lunga. Danilo Staiti, il direttore (nella foto in primo piano), lo spiega con parole semplici: «Non c’è paracadute. Chi proverebbe a scommettere su una produzione con un allestimento da 100 mila euro, andando al risparmio, senza la garanzia che in caso di dati epidemiologici rassicuranti la capienza ammessa nei teatri aumenterà? E quale compagnia sarebbe così folle da pensare a uno spettacolo simile da proporre al mercato?»
Se il teatro pubblico può contare su finanziamenti certi e può permettersi di realizzare spettacoli senza coprire le spese con gli incassi, la stessa cosa non vale per il teatro privato.
Per il Politeama i biglietti rappresentano il 96% degli introiti.
Per fortuna ci sono stati i ristori, cospicui perché basati appunto sulla bigliettazione: 600 mila euro hanno consentito al Politeama Genovese di restare a galla, grazie anche al ricorso alla cassa integrazione e all’estinzione del mutuo venticinquennale sulla sala ormai estinto da tre anni. Ora però serve un piano a medio termine, una risposta da parte del governo: «Speravamo che con il green pass sarebbe stato possibile ammettere più spettatori, arrivando anche alla capienza intera come accade nel resto del mondo – dice Staiti – come Atip, Associazione teatri privati, abbiamo incontrato il ministro Franceschini e la settimana scorsa ci ha risposto che ha ben presente il problema. A noi basterebbe solo che venisse fissato un percorso per arrivare a un incremento della capienza, visto che il nostro lavoro e quello delle compagnie si basa sulla programmazione».
I primi spettacoli a farne le spese saranno i musical: un teatro come il Politeama sta in piedi se riesce ad attrarre una media di 800 spettatori a serata. Per titoli come Mamma Mia, che costano anche 24 mila euro al giorno, serve il tutto esaurito.
I finanziamenti ministeriali non basterebbero a coprire la differenza, visto che annualmente il Politeama riceve 70 mila euro. Gli sponsor sono in crisi loro stessi e quelli che spendono di più concentrano il loro contributo sui teatri pubblici.
«In ogni caso siamo felici di ripartire – chiarisce Staiti – e presenteremo comunque una stagione a fine settembre con spettacoli sino a gennaio in attesa di avere buone notizie».
Stop anche alle produzioni, almeno per il momento.
L’interlocuzione con le istituzioni è comunque continua: «Attraverso l’assessore regionale Cavo, che è coordinatrice della commissione cultura alla Conferenza delle Regioni».