«Essi non abbandonano mai il crogiuolo umano, gettandosi a capofitto dove è più scottante l’anima delle rivoluzioni. Qui trovano la creatura mutilata ma incontrano anche i soli valori che amano e ammirano: l’uomo e il suo silenzio. Si tratta, al tempo stesso, della loro miseria e della loro ricchezza. Non vi è che un solo lusso per loro, ed è quello delle relazioni umane». Questa citazione dal Mito di Sisifo di Albert Camus, posta a introduzione del libro “Albert Camus Nicola Chiaromonte – Lettere 1945-1959 – In lotta contro il destino” (Neri Pozza Editore, a cura di Samantha Novello, traduzione dal francese di Alberto Folin) esprime bene il senso del rapporto che legò il grande scrittore francese e l’intellettuale italiano e della loro corrispondenza.
L’amicizia tra i due era nata dall’ospitalità che Camus aveva offerto a Chiaromonte in occasione del loro incontro ad Algeri nella primavera del 1941. Militante di Giustizia e Libertà, Chiaromonte per sfuggire alla polizia politica del regime fascista aveva lasciato Roma per Parigi nel 1934, nell’agosto del 1936 era andato in Spagna nella squadriglia area internazionale guidata da Malraux, per poi ritirarsi in novembre quando i comunisti iniziarono ad assumere il controllo della resistenza militare repubblicana. Con l’invasione della Francia, era fuggito in Svizzera e poi, persa la moglie, in Algeria, dove fece amicizia e fu ospite di Camus. Ma solo qualche anno dopo, nel 1941, leggendo le opere di Camus a New York, Chiaromonte riconobbe una profonda affinità spirituale con l’autore del mito di Sisifo e dello Straniero, opera la cui lettura suscitò in lui una profonda emozione.
In un periodo storico segnato dagli orrori della seconda guerra mondiale, poi dalla nascita di una grande speranza in un grande cambiamento sociale politico e infine dalla delusione, Chiaromonte e Camus condividevano la convinzione che attraverso la comunicazione tra esseri umani delle proprie esperienze personali, meditazioni e conoscenze potesse nascere la possibilità di dare un senso agli eventi vissuti insieme, creando un mondo estraneo a quello dominato dalla violenza e dai rapporti di forza, all’odio e alla paura. E il loro scambio epistolare testimonia un comune atteggiamento dello spirito nei confronti della barbarie e della violenza che fece dire a Camus nel 1954: «Io l’avevo riconosciuta e lei era tra le decine di esseri con i quali avevo sempre vissuto, anche in loro assenza».
La corrispondenza tra Camus e Chiaromonte inizia nel 1945 ed è regolare fino agli anni 1947-1948, quando l’italiano dagli Usa si trasferisce a Parigi. Per quattro anni, dal 1949 al 1953 le lettere lasciano il posto alla conversazione diretta. La partenza di Chiaromonte per Roma nel 1953 e poi la creazione di Tempo Presente portarono alla la ripresa degli scambi epistolari.