«Ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi sono ridotti rispettivamente dell’84,4%, 89,5% e 80% nei soggetti che hanno effettuato il ciclo completo rispetto a chi non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino». Le parole di Renata Gili, responsabile ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe, chiariscono ancora una volta l’efficacia del vaccino contro il Covid nell’evitare l’evoluzione grave della malattia.
Per questo la Liguria deve correre ancor di più, come più volte ha ribadito il presidente della Regione Giovanni Toti, sul raggiungere un’adeguata copertura vaccinale, che al momento vede il territorio arrancare su alcuni aspetti.
La Liguria, dopo un inizio promettente, sta retrocedendo nella classifica percentuale di popolazione vaccinata, meno della media nazionale.
Per quanto riguarda le fasce di età più a rischio la Liguria risulta sesta tra le “peggiori”. Gimbe in questo caso ha inserito anche gli over 50, non più gli over 60, nel suo grafico. In generale, in Italia, i dati confermano l’esitazione vaccinale degli over 50, mentre salgono tutte le curve degli under 40.
Ancora più indietro la situazione vaccinazioni tra i giovani tra i 12 e i 19 anni: oltre la metà non ha ricevuto nessuna dose.
Per quanto riguarda gli indicatori, restano ampiamente sotto soglia i posti letto occupati da pazienti Covid, mentre peggiorani rispetto alla settimana precedente sia i casi attualmente positivi per 100 mila abitanti (131), sia la variazione di nuovi casi (+5,5%).
«I nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – dopo la stabilizzazione della scorsa settimana, fanno registrare un lieve incremento pur rimanendo sottostimati dall’insufficiente attività di testing e dalla limitata attività di tracciamento dei contatti».
In 68 Province l’incidenza è pari o superiore a 50 casi per 100.000 abitanti: in Emilia-Romagna, Liguria, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria tutte le Province raggiungono o superano tale soglia.
«Seppur in maniera meno netta – afferma Renata Gili – continua a salire il numero dei posti letto occupati in ospedale a livello nazionale: rispetto alla settimana precedente +16,2% in area medica e +19,1% in terapia intensiva». Lieve aumento degli ingressi giornalieri in terapia intensiva in Italia – spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – con una media mobile a 7 giorni di 40 ingressi/die rispetto ai 37 della settimana precedente».
«Con l’imminente ripresa delle attività lavorative e scolastiche – ricorda Cartabellotta – la Fondazione Gimbe propone una revisione delle dinamiche della circolazione del SARS-CoV-2, dell’impatto della COVID-19 sugli ospedali e delle strategie da mettere in campo nei prossimi mesi per mitigare gli effetti della pandemia e scongiurare possibili chiusure». In sintesi:
Circolazione del SARS-CoV-2. La diffusione della variante delta ha determinato un incremento dei contagi che, pur sottostimati dall’insufficiente attività di testing & tracing, al momento risultano stabili. Inoltre, in una fase epidemica caratterizzata dall’esplosione di focolai, la circolazione virale determina improvvise variazioni che ripropongono la necessità di restrizioni locali finalizzate a circoscrivere il contagio. Infine, considerata la notevole contagiosità della variante delta, con l’inizio della stagione autunnale, la riapertura delle scuole e la ripresa delle attività lavorative è cruciale tenere sempre alta l’attenzione sui comportamenti individuali specialmente in ambiente chiusi.
Impatto della Covid-19. Il progressivo incremento dei contagi ha determinato in 40 giorni un netto aumento dei ricoveri in area medica (+271%) e in terapia intensiva (+234%), con notevoli differenze regionali condizionate sia dalla circolazione del virus sia dalla copertura vaccinale con ciclo completo della popolazione, in particolare di over 50 e fragili: la vaccinazione di tutte le fasce di età rimane pertanto fondamentale per arginare l’impatto della Covid-19.
Disponibilità vaccini. Tra dosi attualmente “in frigo” e forniture annunciate entro la fine del mese potremo contare su 10 milioni di dosi di vaccini a mRna, una disponibilità sufficiente a riprendere le somministrazioni al ritmo precedente al crollo di agosto.
Somministrazione vaccini. Persiste l’esitazione vaccinale degli over 50 e, viste le difficoltà ad attuare una strategia di chiamata attiva, l’obbligo vaccinale rimane l’ultima possibilità. Riguardo la fascia 12-19, non è realistico l’obiettivo di coprire con il ciclo completo il 60-65% prima dell’inizio dell’anno scolastico, visto che il 46,9% (n. 2.137.396) non ha ancora ricevuto nemmeno una dose e il 23,9% (n. 1.091.097) solo la prima, con marcate differenze regionali (figura 16).
Terza dose. A oggi mancano robuste evidenze per definire indicazioni, tempi e modalità di somministrazione, ma esistono tre ragionevoli certezze: innanzitutto, in assenza di test affidabili, i potenziali candidati possono essere individuati solo sulla base del rischio individuale nelle persone più a rischio di malattia severa (over 80, ospiti Rsa, immunodepressi, trapiantati e pazienti molto fragili) e negli operatori sanitari, maggiormente esposti al rischio di infezione; l’efficacia del ciclo completo nei confronti di infezione e malattia sintomatica sembra progressivamente ridursi, ma rimane elevata nei confronti di malattia grave e decesso; infine, indipendentemente dal parere del Cts, la somministrazione di una terza dose deve essere approvata dalle autorità regolatorie.
Green pass. L’eventuale decisione di estenderne la validità a 12 mesi per le persone vaccinate o guarite non è ad oggi sostenuta da evidenze scientifiche, che al contrario iniziano a dimostrare una riduzione degli effetti della copertura vaccinale a partire dal 6° mese, in particolare negli anziani e nei soggetti fragili. Un’eventuale estensione risponderebbe dunque solo all’esigenza di coprire il “buco temporale” in attesa delle decisioni delle autorità regolatorie sulla somministrazione della terza dose.
Scuole. Se il governo si è impegnato a riaprire le scuole in presenza al 100%, le misure approvate con il DL 111/2021 non contengono rilevanti cambiamenti, a fronte di una variante del virus molto più contagiosa. Le numerose criticità che lo scorso anno scolastico hanno ostacolato, se non reso impossibile, lo svolgimento delle lezioni in presenza non sono state finora affrontate in modo risolutivo. Non esiste alcuna rendicontazione pubblica su come siano stati impiegati i 150 milioni del decreto Sostegni (es. idonea areazione e ventilazione dei locali, distanziamento fisico, etc.); mentre i 350 milioni del decreto Sostegni bis destinati a varie misure tra cui dispositivi di protezione individuale e riprogettazione spazi ad oggi sono stati ripartiti tra le scuole solo sulla carta. Sul fronte trasporti, al di là di generiche indicazioni sullo scaglionamento degli orari di ingresso, spunta solo la figura del mobility manager per predisporre gli spostamenti casa-scuola-casa di personale scolastico e alunni. Non è previsto lo screening periodico e sistematico di studenti e personale scolastico. Unica novità è l’obbligo del green pass per il personale scolastico, non esteso agli studenti over 12 per i quali si punta, con un rischio poco “ragionato”, esclusivamente sulla copertura vaccinale.