Cantautore provocatore e irriverente, per la sua critica al regime censurato e sottosto a divieto di lavorare nel suo paese, la Repubblica Democratica Tedesca, dal quale poi è stato espulso nel 1976, Wolf Bierman nella sua bellissima autografia “Warte nicht auf bessere Zeiten!” (“Non aspettare tempi migliori”), tradotta e pubblicata di recente dal Canneto con il titolo “Wolf Biermann – Un’autobiografia” (traduzione e cura di Alberto Noceti) racconta la sua vita con una passione, una vis polemica e un acume critico che non escludono senso dello humour e perfino una uno sguardo sereno verso le persone coinvolte nei meccanismi persecutori che denuncia.
Biermann ha imparato dalla vita e pagato sulla sua pelle quello che molti noi hanno scoperto sui libri e sui giornali. Nato ad Amburgo nel 1936, ebreo figlio di un operaio comunista ucciso ad Auschwitz dai nazisti, educato dai partigiani sopravvissuti al nazismo e dalla madre e cresciuto con l’utopia del comunismo, nel 1953, a sedici anni, si trasferisce nella Repubblica Democratica Tedesca, mentre milioni di tedeschi della Germania orientale stanno fuggendo in quella di Bonn. Qui pubblica le sue prime canzoni e poesie a partire dal 1960. Ma presto scopre la realtà del “socialismo reale”: l’ideologia che aveva promesso il paradiso in terra sta producendo un inferno.
Deluso e amareggiato diventa fortemente critico del confronti della dittatura del partito comunista, la Sed (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands) e compone canzoni e poesie sempre più critiche e caustiche, che vengono proibite. Ma circolano illegalmente, le canzoni su copie registrate, le poesie su carta scritta a mano. Finché nel 1976 dopo un concerto a Colonia, gli viene impedito il rientro nella Ddr per “grave violazione dei doveri di cittadino”. Espulso, esiliato. La sua espulsione provocò un’enorme ondata di protesta e, secondo alcuni, fu l’inizio della fine della Ddr. Certamente per il poeta-cantautore fu l’inizio di una nuova vita: «Biermann – scrive egli stesso in una lettera a Noceti pubblicata nel libro – finalmente, a Parigi, “rompe” con la sua santa fede infantile dettata dalla Chiesa comunista. (…) E le Muse gli sorridono e lo baciano». In effetti i suoi volumi di poesia figurano tra i più venduti della letteratura tedesca del dopoguerra e gli hanno valso diversi premi letterari.
L’edizione del Canneto, prima traduzione italiana di “Warte nicht auf bessere Zeiten!” comprende, oltre all’autobiografia, una nutrita antologia di testi in lingua originale e un breve contributo della cantautrice statunitense Joan Baez.