Le nuove ammissioni al mercato Aim Italia sono cresciute costantemente negli ultimi anni, con un numero importante anche durante la pandemia. Vediamo l’Aim Italia come una palestra per avvicinarsi ai mercati azionari, ma la performance dell’indice e le valutazioni presentano un gap rispetto a quelle del segmento Star, se si considerano i dati storici. È quanto risulta da un’analisi della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, presentata in occasione della Aim Conference, di cui riportiamo un estratto.
Tra il 2016 e il 2020, secondo lo studio , il numero di società quotate sul segmento Aim Italia è cresciuto a un Cagr (tasso annuo di crescita composto) del 15,5%. La crescita è proseguita nella prima parte del 2021, raggiungendo 139 società presenti sul segmento al 31 marzo. Negli ultimi anni, anche le nuove ammissioni sono aumentate costantemente, toccando un massimo di 31 società nel 2019, ridotte a 22 nel 2020, quando 15 delle 22 operazioni si sono concentrate nel quarto trimestre. Se consideriamo la capitalizzazione complessiva, a nostro avviso il lancio dei Pir e nuove quotazioni, nel 2017, hanno spinto il segmento. Infatti alla fine di quell’anno la market cap è quasi raddoppiata rispetto al 2016 (+94%). La capitalizzazione di mercato è cresciuta ulteriormente nel 2018 e nel 2019; successivamente, a causa della pandemia, nel 2020 è diminuita dell’11%, per poi tornare a crescere nel 2021, prevalentemente per effetto di un rialzo dei prezzi, superando 7 miliardi di euro alla fine del primo trimestre. Attualmente l’Aim italia attualmente capitalizza circa 7.2 miliardi di euro, con una capitalizzazione media per società di circa 50.6 milioni di euro e una mediana di circa 22.1 milioni di euro. La stessa tendenza può essere osservata in termini di liquidità: dopo aver osservato un trend in crescita dal 2018 fino al primo trimestre 2020, l’anno scorso gli scambi sono calati del 30% anno su anno. Un rimbalzo è stato poi osservato, in particolare a partire da dicembre; nel primo trimestre 2021 gli scambi hanno raggiunto 954 milioni di euro, il livello più alto se si analizzano gli scambi trimestrali a partire dal 2017.
Nonostante la crescita degli ultimi anni, abbiamo però osservato che continua a esserci un gap significativo su qualsiasi metrica (numero di società presenti, capitalizzazione e liquidità) tra l’Aim Italia e l’Aim UK, un altro importante mercato azionario incentrato sull’aiutare le aziende più piccole, e in crescita, a raccogliere il capitale di cui hanno bisogno per la propria espansione. Inoltre, si può trarre la stessa conclusione facendo un confronto con Euronext Growth nel suo complesso (comprendente le piazze di Bruxelles, Dublino, Lisbona, Oslo e Parigi), che presenta un numero di società quotate pari a circa 2.5 volte l’Aim Italia. In termini di dimensioni, l’Euronext Growth di Parigi, con 224 società quotate e 18 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato, è probabilmente il mercato più simile all’Aim Italia.
Un ulteriore raffronto svolto è quello con il segmento Star di Borsa Italiana, che abbiamo considerato il “fratello maggiore” di Aim. Secondo una elaborazione della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo su dati di Borsa Italiana, dal 2013, 21 società si sono inizialmente quotate sul segmento Aim e poi hanno completato il translisting al Mta (di cui 14 sono ora sul segmento Star Italia), che dà maggiore visibilità nei confronti degli investitori e solitamente innesca una maggiore liquidità. In questo caso abbiamo evidenziato: 1) un grande divario in termini di market cap e liquidità; 2) un’analogia in termini di crescita della liquidità di entrambi gli indici dal lancio dei Pir nel 2017; e 3) il fatto che la liquidità di Aim Italia sia cresciuta più velocemente di quella di Star Italia, ma con più volatilità, e una forte contrazione durante la pandemia nel 2020.
Queste differenze tra l’Aim Italia e lo Star Italia si riflettono, a nostro avviso, nella performance e nella valutazione dell’indice. L’indice Aim Italia ha infatti raggiunto il livello di inizio 2020 solo nel marzo 2021, mentre l’indice Star è tornato al livello pre-pandemia nel novembre 2020; a fine 2020 era del 14% superiore ai livelli di inizio anno ed ora è del 28% superiore a quello pre-crisi. Anche in termini di valutazione esiste un gap: L’ev/ebitda aggregato sul 2021 di Aim Italia scambia con uno sconto del 14% rispetto a Star (se si guarda al 2022, è a sconto del 23%).
Crediamo che la regolamentazione rappresenti un ulteriore stimolo per la crescita di Aim Italia, grazie ad esempio a strumenti come i Pir, i Pir alternativi e gli Eltif, introdotti negli ultimi anni, che richiedono un investimento in questo mercato dedicato alle piccole e medie imprese. In aggiunta, nel luglio 2020 è stato istituito “Aim Pro”, il segmento indirizzato agli investitori istituzionali, disegnato per soddisfare le esigenze di quotazione di un pool diversificato di emittenti, come ad esempio startup e scale-up, che mirano a un accesso graduale ai mercati, adottando progressivamente la struttura necessaria per operare sul mercato aperto agli investitori retail.
Qui il link alle videointerviste realizzate da Borsa Italiana agli analisti Andrea Bonfà, Senior Equity Analyst Banca Akros, Arcadio Pasqual, Responsabile Asset Management Banca Finnat, Luigi Tardella, Co-Head of Equity Research EnVent Capital Markets, ntonio Tognoli, Head of Research Integrae SIM, Andrea Randone, Head of Mid Small Cap Research Intermonte SIM, Alberto Francese, Head of Corporate Broking Research Intesa Sanpaolo, Renato Gargiulo, Equity Analyst Stifel, Marco Greco, Managing Partner Value Track e agli esperti in comunicazione finanziaria e investor relations Silvia Di Rosa, Co-founder Partner CDR Communication, Elisabetta Neuhoff, CEO Close to Media, Simona Raffaelli, Responsabile Divisione IPO e Finanza Straordinaria Image Building, Bianca Fersini Mastelloni, Presidente e CEO Polytems HIR, Matteo Russo, Partner Spriano Communication&Partners, Mara Di Giorgio, Founder T.W.I.N.