Lo sblocco del canale di Suez, grazie al disincaglio della Ever Given, è avvenuto in tempi relativamente rapidi, rispetto a come si stavano mettendo le cose. Per capire quali saranno le conseguenze sui porti genovesi occorrerà attendere ancora qualche giorno, ma intanto tutta la filiera si è trovata a discutere in un webinar di quanto occorra lavorare insieme e soprattutto di quanto in situazioni come queste sia fondamentale accelerare sulle procedure digitali. Il caso Suez evidenzia anche un altro aspetto legato al dibattito sulla nuova diga foranea: l’opzine a doppia entrata-uscita scongiurerebbe problemi di questo tipo.
«Nessuno ha la presunzione di indovinare cosa accadrà – afferma Stefano Messina, presidente Assarmatori – a mio parere si verificherà una grande differenza a seconda della grandezza del terminal: intravedo un po’ di rischio su terminal grandi, come Psa-Vte. Non c’è neanche la certezza che il primo che è in coda sia il primo a passare. Dipenderà dal carico trasportato. Non vedo congestione sui terminal petroliferi, né sulle rinfuse. Gli armatori stanno rivedendo ora la pianificazione, ma bisogna considerare che nei servizi di linea qualche giorno di ritardo è la normalità. Per quanto riguarda le banchine credo che qualche problema si verificherà più sull’export.
«Difficile fare una programmazione puntuale al momento – aggiunge Paolo Pessina, presidente di Assagenti, ritengo che sia difficile che si scelga di sbarcare merci in transhipment prima di arrivare in Liguria. Tutto ciò provocherebbe ulteriori ritardi. Su Genova sarà importante il ruolo dei terminal, giocherà un ruolo determinante anche il supporto delle Compagnie. Il problema dello smaltimento della coda, comunque, è reale. Come agenti marittimi proponiamo di rilasciare i vuoti dell’export solo nella certezza della nave. Questa decisione dovrebbe evitare una marea di contenitori fermi sulle banchine, ma dal lato terminal e dell’Autorità di Sistema deve esserci la massima collaborazione. Inoltre suggeriremo ai nostri clienti di usufruire dei treni».
Fabio Pollero, presidente di Isomar, l’associazione degli Agenti marittimi di Savona e Imperia evidenzia: «Questo evento ha messo in luce diverse fragilità, qualche scalo è cancellato, ma per ora si tratta di riorganizzazioni contenute. Sulle rinfuse c’è un po’ di ritardo, ma credo che il problema rimarrà contenuto».
Quanto conta Suez
«Da Suez passa il 12% del commercio mondiale, il 30% dei contenitori e il 40% dell’import-export italiano – ricorda Luigi Bruzzone della direzione e sviluppo dell’Adsp del Mar Ligure Occidentale – per il sistema dei porti di Genova e Savona-Vado passano dal Canale un milione-un milione e mezzo di teu all’anno. Se si considera il periodo marzo-aprile parliamo di 110 mila teu, 90 mila nel 2020. Le prime previsioni sul 2021 sono ottimistiche e il ritardo rischia di concentrare un volume molto sostenuto di contenitori spalmati sui 15 giorni finali di aprile. Il tema è l’aggravio dei costi logistici, l’aumento del costo dei noli, la necessità di operare in condizioni straordinarie. Riaperto il canale bisogna vedere cosa faranno le compagnie, se decideranno di mantenere i servizi o effettuare fermate intermedie. Tutto ciò di sicuro impatterà soprattutto sul sistema logistico. Al momento sono 370 le navi in attesa di attraversare il canale, di cui un centinaio di porta container, 70 tanker, 20 altro tipo e il resto bulk carrier.
Leopoldo Da Passano, responsabile Sviluppo economico e portualità di Confindustria Genova, conferma che per quanto riguarda le rinfuse, anche liquide non dovrebbero esserci grossi problemi. Anche sull’export, per ora non sono state riscontrate grandissime preoccupazioni».
«Sono più preoccupato per l’autotrasporto – dichiara Paolo Cornetto, amministratore delegato dell’Apm Terminal di Vado Ligure – attorno ai nostri porti ci sono già problemi a causa del congestionamento dovuto ai cantieri sulle autostrade e se dovesse essere richiesta una maggior intensità del servizio si verificherebbe un ulteriore elemento di difficoltà. Alcuni armatori comunque stanno riducendo l’export».
Giampaolo Botta, direttore generale di Spediporto, aggiunge: «L’anno scorso nello stesso periodo sono arrivati dal Far East 65 mila contenitori media-mese nel sistema portuale di Genova. 15 mila contenitori a settimana, con una probabile concentrazione in sette giorni del traffico di due settimane. Tutto ciò comporta qualche intervento organizzativo e a una riflessione sull’utilizzo del pre-clearing, lo sdoganamento in mare. La possibilità data dall’Agenzia delle Dogane consente ai terminal di programmre in maniera puntuale lo scarico contenitori e permettere all’Authority di organizzare squadre per garantire un più celere disbrigo delle pratiche. Ci dovrà essere una forte collaborazione tra terminal, spedizionieri e trasportatori».
Andrea Zucchini, direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta, conferma: «Lo scorso anno abbiamo rilanciato lo sdoganamento in mare, oggi chiamato smart terminal, togliendo alcuni alcuni vincoli che avevano impedito questa facilitazione, come il limite delle 4 ore. Ora si possono trasmettere documenti doganali con anticipo maggiore passato Suez, per esempio. Lo scorso autunno abbiamo emanato un disciplinare di riferimento. Abbiamo dato supporto agli operatori alla Spezia e a Savona e ora arriviamo a Genova. Alla Spezia in 2-3 mesi abbiamo operato su 34 navi e su circa 25 mila teu sbarcati circa 10 mila hanno usufruito dello smart terminal. I primi calcoli parlano di un abbattimento dei tempi del 30%: la giacenza media dei contenitori è passata da 5 giorni a 3 giorni e mezzo, fatto su una nave arrivata nel week end. A Savona abbiamo intrapreso questa sperimentazione già da qualche settimana».
Giuseppe Tagnochetti, coordinatore ligure di Trasportounito evidenzia che un rallentamento dell’export si tradurrebbe in una mancanza di lavoro per i trasportatori, mentre il rischio successivo sarebbe lavorare in diseconomia, considerando anche l’aumento del costo del gasolio. «Ci deve essere uno sforzo di pianificazione di carichi e scarichi, possiamo uscirne ragionando in termini di sistema».
Alessandro Berta, direttore di Confindutria Savona, guarda al lungo periodo: «Quando arriverà la ripresa dei traffici a fine 2021, si spera, quando arriveranno i container, quando ripartiranno i traghetti e, prima o poi, la parte crocieristica, o tutti insieme cerchiamo di far capire che non reggiamo, o il rischio è che il nostro Suez l’abbiamo sulla A7, l’A10 e l’A26. Dobbiamo chiedere conto dei lavori del nodo genovese, del Terzo Valico, altrimenti la roba non riusciamo a mandarla via. La Liguria ha i porti che fanno l’economia italiana, se continuiamo a non essere considerati è dura».