«In tutte le zone del Paese è stato eliminato il divieto di asporto dopo le 18 per gli esercizi commerciali al dettaglio di bevande da non consumarsi sul posto. Il governo ha dato ascolto al nostro appello a difesa del settore vitivinicolo, che già ha perso a causa del Covid più di 2 miliardi di euro». A esprimere piena soddisfazione per i contenuti del nuovo Dpcm, in vigore dal 6 marzo al 6 aprile, sono le organizzazioni della filiera vitivinicola di Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi, che nei giorni scorsi avevano inviato una richiesta in tale direzione al premier Mario Draghi e al ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli.
Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente provinciale di Cia Savona Mirco Mastroianni dell’azienda vitivinicola Cascina Feipu dei Massaretti: «Si tratta di un provvedimento necessario per ridare fiato al comparto che anche nel savonese è stato costretto a confrontarsi con una grave crisi nella commercializzazione e vendita dei nostri vini. Per la filiera del vino era incomprensibile il blocco delle vendite imposto alle enoteche come misura restrittiva per contrastare il Covid, che appariva più una discriminazione del comparto rispetto a negozi alimentari e supermercati, non soggetti a chiusura anticipata».
Dar modo alle enoteche di riprendere la regolare attività, quindi, rimette in moto una macchina produttiva che impegna nelle aziende vitivinicole italiane circa 210 mila addetti, fra i quali 50.000 giovani.
La filiera del vino, infine, torna a sostenere la necessità di fare un passo in avanti anche sul fronte della ristorazione, valutando la possibilità di apertura bar e ristoranti anche a cena nelle regioni in zona gialla e per il pranzo in quelle in zona arancione.