Emergenza spettacolo sostiene che “chiudere i luoghi di cultura è un modo per non affrontare le complessità di una società in crisi ben prima dell’arrivo del Covid-19.La pandemia è stata per molti aspetti una cartina tornasole che ha fatto emergere fragilità pregresse”.
Per questo chiede: qual è l’investimento che si è disposti a mettere in campo a difesa e salvaguardia della cultura? Quali le condizioni per una visione strategica in grado fotografare l’esistente e superare le gravi criticità riconoscendo lo spettacolo e la cultura come servizio essenziale per la comunità?
“La cultura non è un lusso decorativo che ci si concede solo nei momenti buoni. Torniamo a ribadire come un progetto di cura sociale sia quanto mai necessario per tornare a tessere quei legami di comunità inevitabilmente recisi dalle misure di contenimento e garantire spazi di riflessione collettiva”.
Per Emergenza spettacolo “L’ancora degli spettacoli e dei concerti in streaming non è e non può essere considerato un appiglio. Non ci ha salvato, non ci salverà e rischia invece di snaturare un’arte antica quanto il mondo. I luoghi di cultura e le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo sono stati troppo a lungo e pesantemente penalizzati. Occorre una riforma strutturale, formale e concreta, del settore che tuteli la dignità del lavoro”.
La richiesta è di un piano di ripartenza che “restituisca agli operatori dello spettacolo il diritto al lavoro, che preveda un sostegno alle piccole e medie realtà culturali che rischiano di scomparire e protocolli di sicurezza per aprire il prima possibile i luoghi di cultura e spettacolo. Chiediamo una data, una progettualità. Il settore è allo stremo”.
Per centinaia di migliaia di lavoratori del settore è stato un anno di profonda precarietà, disoccupazione, assenza totale di prospettive: “servono misure di reddito e sostegno strutturali e universali per affrontare una crisi di tale portata. Servono tavoli competenti e di vasta rappresentanza per affrontare la questione della ripartenza e della riforma del settore. I danni si stanno già contando”.
«Anche sul nostro territorio il mondo dello spettacolo è in ginocchio – commenta Fabio Allegretti segretario generale Slc Cgil Genova – sull’onda delle prime proteste Regione e Comune avevano aperto un tavolo di confronto che aveva portato alla definizione di una indennità a livello regionale per i lavoratori atipici dello spettacolo. A oggi però l’indennità non è ancora stata erogata e il confronto è continuato solamente con il Comune, mentre la Regione nicchia».
Slc Cgil Genova denuncia come la situazione sia ormai insostenibile per le centinaia di artisti, tecnici e di tutti coloro che compongono questa macchina complessa, dagli atipici ai lavoratori strutturati dei grandi teatri che martedì pomeriggio protesteranno uniti e compatti più che mai.