I ristoratori hanno protestato oggi a Genova con un presidio sotto la prefettura, un corteo che ha attraversato le vie del centro e un presidio, ancora in atto, davanti alla sede della Regione, contro le continue chiusure delle loro attività, definite in base alla zonizzazione delle regioni.
Questo pomeriggio una rappresentanza dei dimostranti ha incontrato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti insieme all’assessore allo Sviluppo economico Andrea Benveduti.
I rappresentanti dei ristoratori che facevano riferimento alle sigle RistoratoriRiuniti, Fipe-Confcommercio Genova, Associazione Ristoranti Fipe – Confcommercio Genova, Fiepet – Confesercenti, Fic – Federazione Cuochi Genova Tigullio, hanno chiesto regole di contenimento del contagio «adeguate, tenendo conto che il settore in questione e tutto l’indotto è stato travolto dalla totale o parziale chiusura delle attività». In particolare è stato stigmatizzato il recente provvedimento nazionale che ha bloccato le attività proprio nella giornata di San Valentino con turni di lavoro già organizzati e decine di migliaia di clienti già prenotati e decine di milioni di euro di prodotti alimentari già acquistati. I rappresentanti dei ristoratori hanno inoltre chiesto l’azzeramento dell’Iva sulla somministrazione durante il periodo di crisi e di prorogare il credito di imposta per la sanificazione e l’acquisto di dispositivi di protezione fino al 31 dicembre 2021.
Secondo Toti vi era la possibilità di diversificare i colori per provincia in modo da non penalizzare l’intera regione, visto che l’incidenza maggiore per la Liguria risulta essere la provincia imperiese, oppure anche di far partire l’ordinanza che cambiava il colore della regione la sera della domenica e non il sabato. Richieste a cui il Governo ha risposto negativamente. «Abbiamo anche chiesto in queste ore – ha ribadito Toti – la necessità che alla cabina di regia partecipino anche i ministri che possano valutare l’impatto socio-economico delle decisioni, non mettendo in contrapposizione la salute con la sopravvivenza economica delle attività».
Benveduti ha sottolineato che «Lasciare esclusivamente a tecnici sanitari e burocrati decisioni importanti che vanno a impattare su tutto il tessuto produttivo italiano sarebbe inaccettabile. Occorre una chiara pianificazione decisionale, in linea con la programmazione di chi fa impresa e non comunicata con poche ore di anticipo».
Il presidente e l’assessore si sono detti disponibili a farsi portavoce presso il Governo delle loro richieste, in attesa di un nuovo incontro nelle prossime settimane.