Intesa Sanpaolo ha chiuso il 2020 con un utile netto contabile di 3,3 miliardi di euro, a fronte dei 4,2 miliardi del 2019.
Senza considerare l’apporto di Ubi Banca nei cinque mesi di appartenenza al gruppo ed escludendo l’impatto dell’acquisizione, l’utile è pari a 3,1 miliardi.
I proventi operativi netti dell’istituto di credito si attestano a 19 miliardi (17,4 mld senza Ubi, -4,2% annuo), con interessi netti a 7,8 miliardi (7,1, +0,9%) e commissioni nette a 8,3 miliardi (7,6, -4,8%). I costi operativi si attestano a 9,9 miliardi (9,1, -3,4%), per un rapporto cost/income al 52,4% e in aumento al 52,2% senza Ubi.
Quanto alla solidità patrimoniale, il Cet 1 fully loaded è pari al 15,4% e al 16,9% escludendo l’acquisizione di Ubi Banca.
Nel corso dell’esercizio il gruppo ha iscritto a bilancio 2,2 miliardi di rettifiche di valore su crediti per i futuri impatti di Covid-19.
Il cda proporrà la distribuzione di un dividendo cash da 694 milioni, pari al massimo consentito dalle raccomandazioni della Bce: corrisponde a una cedola da 0,0357 euro per azione.
«In questo contesto di straordinaria complessità − osserva il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina − nel 2020, superando il nostro obiettivo, abbiamo conseguito un utile netto pari a 3,1 miliardi di euro, escludendo l’impatto contabile della combinazione con Ubi Banca e dell’impairment dell’avviamento della Banca dei Territori e il contributo di 5 mesi delle attività di Ubi. Nel 2020 abbiamo ottenuto il miglior risultato di sempre nel settore assicurativo, con i ricavi dal ramo danni non motor in crescita a 500 milioni. Le commissioni hanno mostrato una significativa ripresa nel secondo semestre e in particolare nell’ultimo trimestre del 2020. Il margine di interesse è tornato a crescere annualmente dopo 5 anni consecutivi di calo. I costi nel 2020 segnano una riduzione del 3%. L’efficienza operativa è particolarmente elevata con un cost/income del 52%».
Come si legge nel comunicato di Intesa Sanpaolo, le previsioni per il 2021, includendo l’acquisizione di Ubi Banca, sono quelle di raggiungere un utile netto superiore a 3,5 miliardi, con un costo del rischio inferiore a 70 centesimi di punto. Il target previsto in precedenza stimava un utile di 3,5 miliardi senza considerare l’acquisizione di Ubi.
«Per conseguire, nei prossimi anni, nuovi importanti traguardi abbiamo allocato oltre 6 miliardi di euro dell’utile pare-tasse del 2020 all’ulteriore rafforzamento della sostenibilità dei nostri risultati destinando: 2,2 miliardi ad accantonamenti per futuri impatti della pandemia, 2,1 miliardi per accantonamenti addizionali su crediti deteriorati e in bonis di Ubi Banca e 2 miliardi ai costi di integrazione», conclude Messina.