Le scuole sembrano essere ambienti relativamente sicuri, purché “si continui ad adottare una serie di precauzioni ormai consolidate: indossare la mascherina, lavarsi le mani, ventilare le aule, e si ritiene che il loro ruolo nell’accelerare la trasmissione del coronavirus in Europa sia limitato”. Lo scrive in un rapporto l’Istituto Superiore di Sanità, che analizza l’andamento epidemiologico nazionale e regionale dei casi di Covid-19 in età scolare (3-18 anni).
Secondo la ricerca, la Liguria, insieme alla Lombardia e alla Provincia autonoma di Bolzano, è una delle regioni con i più alti picchi di incidenza del contagio nelle fasce di età 14-18 e 11-13: intorno a 100/100.000. I picchi più alti sono stati riscontrati in Valle d’Aosta (circa 200/100.000) nella classe di età 14-18 anni.
Nel mese di settembre, si legge nel documento dell’Iss, in Italia l’età media dei casi in età scolare è stata di circa 12 anni, per poi aumentare leggermente nel mese di ottobre e tornare al valore precedente a novembre e dicembre. La distribuzione dei casi tra femmine e maschi è risultata totalmente bilanciata a livello nazionale, ma con lievi differenze a livello regionale, talvolta con percentuali un po’ più alte per i maschi nel mese di settembre, prima della riapertura delle scuole.
Da metà settembre (riapertura delle scuole 14-24 settembre), si è osservato un aumento progressivo dei casi giornalieri diagnosticati in bambini e adolescenti dai 3 ai 18 anni di età, che ha raggiunto la fase di picco dal 3 al 6 novembre (oltre 4000 casi). Successivamente la curva ha iniziato progressivamente a scendere, con un andamento simile a quello della popolazione generale.
Considerando l’andamento della curva epidemiologica per classi di età, il picco è stato raggiunto prima per gli adolescenti di 14-18 anni (quasi 2.000 casi) e 11-13 anni (oltre 1.000 casi) dal 27 al 30 ottobre. Seguiti dai bambini delle scuole primarie di 6-10 anni (oltre 1.100 casi) dal 3 al 6 novembre, e dai bambini delle scuole per l’infanzia di 3-5 anni (circa 400 casi) dal 9 all’11 novembre.
“La decisione di riaprire le scuole – si legge nel documento – comporta un difficile compromesso tra le conseguenze epidemiologiche e le esigenze educative e di sviluppo dei bambini. Per un ritorno a scuola in presenza, dopo le misure restrittive adottate in seguito alla seconda ondata dell’epidemia di Covid-19, è necessario bilanciare le esigenze della didattica con quelle della sicurezza. Le scuole devono far parte di un sistema efficace e
tempestivo di test, tracciamento dei contatti, isolamento e supporto con misure di minimizzazione del rischio di trasmissione del virus, compresi i dispositivi di protezione
individuale e un’adeguata ventilazione dei locali”.
L’esperienza di altri Paesi, spiega ancora il rapporto dell’Iis, mostra che il mantenimento di un’ istruzione scolastica in presenza dipende dal successo delle misure preventive adottate
nella comunità più ampia. Quando sono in atto e ampiamente seguite misure di mitigazione sia a scuola che a livello di comunità, le riaperture scolastiche pur contribuendo ad aumentare l’incidenza di Covid, causano incrementi contenuti che non provocano una crescita epidemica diffusa.