La produzione del ventilatore polmonare FI5, messo a punto la scorsa primavera da Scuderia Ferrari e Istituto Italiano di Tecnologia, è frenata dalla burocrazia italiana. Iit e Ferrari avevano impiegato appena cinque settimane per la sua progettazione. E ancora adesso, l’aspetto regolatorio ostacola il trasferimento tecnologico di questa invenzione.
Un’invenzione che l’Iit, per una scelta etica dettata dal difficile momento di emergenza sanitaria, aveva deciso di lasciar cadere nel pubblico dominio: le aziende sono libere di accedere a tutte le informazioni tecniche necessarie a produrre questo ventilatore. «Ma l’aspetto regolatorio blocca lo sviluppo di questa tecnologia – rivela a Liguria Business Journal Lorenzo Rossi, intellectual property manager di Iit – Noi che ci occupiamo di trasferimento tecnologico purtroppo lo sappiamo bene: la burocrazia impedisce il compimento del cosiddetto “ultimo miglio”. Nel caso del ventilatore, chiunque può accedere al nostro sito e scaricare tutto ciò che è necessario per costruirlo e metterlo in commercio. Ma per farlo sa che deve scontrarsi con la lenta e difficile burocrazia italiana, che frena l’iniziativa delle aziende. E quindi è tutto fermo al prototipo».
Triste destino, toccato non solo al ventilatore FI5: «Le famose maschere di Decathlon, che potevano diventare un dispositivo medico con il solo innesto di alcune componenti plastiche, sono ferme in attesa di ottenere una certificazione», spiega Rossi. Come riportava anche la Stampa in un articolo del 6 aprile scorso, a proposito delle mille maschere Decathlon distribuite nei reparti Covid piemontesi, la loro validazione “è stata prodotta direttamente dall’Unità di crisi della Regione Piemonte, fermo restando che il prodotto non è stato certificato dall’Istituto superiore di Sanità, né autorizzato dal Ministero della Salute”.
«In Italia si sviluppano una marea di tecnologie – sostiene Rossi – ma sono davvero tante quelle che si fermano di fronte a queste difficoltà regolatorie e che quindi non riescono ad arrivare sul mercato. Ma almeno in situazioni di emergenza ci vorrebbe un po’ più di elasticità».
L’esempio che porta il manager dell’Iit è quello statunitense: «Una procedura “fast track” da adottare quando i vantaggi per la salute pubblica superano i rischi».