Grande quantità di olive e ottima qualità stanno caratterizzando l’andamento della produzione d’olio ligure 2020, che registra, rispetto al quantitativo 2019 un importante incremento (anno di carica), nonostante le rese delle olive in olio siano inferiori, in controtendenza rispetto alla produzione nazionale, che ha subito un crollo del 30% e che quindi dovrebbe attestarsi attorno a 255 milioni di chili, con il rischio di perdere quasi una bottiglia di olio extravergine Made in Italy su tre. Lo rende noto Coldiretti Liguria, precisando che «per sostenere il lavoro degli olivicoltori locali ed essere sicuri di acquistare un prodotto di qualità 100% Made in Italy, è bene leggere sempre con attenzione le etichette o rivolgersi, quando possibile, direttamente ai produttori del territorio, in azienda o presso i mercati di Campagna Amica Liguria».
L’andamento della raccolta è importante dal punto di vista economico ed occupazionale anche per la nostra regione – affermano in una dichiarazione congiunta il presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il delegato confederale Bruno Rivarossa – dove l’olivicoltura, di tradizione millenaria, viene condotta su migliaia di ettari, con la produzione di extravergini eccellenti, conosciuti in tutto il mondo che rientrano sotto il marchio della Dop Riviera Ligure, declinata poi territorialmente nelle sottozone Riviera dei Fiori, Riviera del Ponente Savonese, Riviera di Levante. Per sostenere il lavoro dei nostri olivicoltori, oltre a garantire per il consumatore tracciabilità e sicurezza alimentare, sono fondamentali, e devono continuare ad essere incentivati, progetti di filiera virtuosi (come il Patto di filiera dell’Olio Dop Riviera Ligure), che assicurino la sostenibilità della produzione con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti. Inoltre per tutelare ulteriormente chi produce e chi consuma, come Coldiretti stiamo portando avanti, la battaglia a difesa dalla concorrenza estera di una delle nostre olive simbolo, l’oliva taggiasca per la quale è fondamentale vederle riconosciuto il marchio della Dop, in modo da poterla legare indissolubilmente al suo territorio d’origine, evitare quel furto d’identità che troppo spesso accade e avere una garanzia maggiore in materia di trasparenza e tracciabilità anche per l’oliva.
«Con l’82% degli italiani che con l’emergenza coronavirus cerca sugli scaffali prodotti Made in Italy – concludono Boeri e Rivarossa – il nostro consiglio è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica Liguria, dove a vendere il prodotto è la stessa persona che lo produce».