La Fondazione del Teatro Carlo Felice ha conseguito, prima al mondo, un nuovo tipo di certificazione istituita da un’altra realtà locale ma sempre di respiro internazionale: il Rina.
La “Biosafety trust certification” è uno schema di regole pensato per prevenire e controllare il propagarsi delle infezioni e per tutelare la salute delle persone in luoghi di aggregazione. Si tratta di una certificazione volontaria nata con l’obiettivo di infondere fiducia sia al pubblico sia ai dipendenti oltre che i musicisti e gli artisti.
Ugo Salerno, presidente e a.d. del Rina dichiara: «Quando il sovrintendente Orazi mi ha chiamato ero entusiasta perché è un’idea bellissima. Poter aiutare il Teatro ad aprire al pubblico, una prima mondiale, è davvero un grande gesto di responsabilità. Il bello cambia le persone, sono la bellezza e la cultura a renderci veramente umani».
Emanuele Castagno executive vicepresident del Rina aggiunge: «Sinora non esisteva nessuna norma che riguardasse i rischi del contagio dal punto di vista biologico, solo protocolli. Abbiamo così ideato una serie di requisiti. Il sistema è applicabile a tutte le organizzazioni e ha validità tre anni. Abbiamo previsto linee guida chiedendo il supporto a esperti sanitari». Questo tipo di certificazione non è specifica per il Covid, visto che è stata stilata una lista di circa cento elementi patogeni.
«Tutto ciò – aggiunge Castagno – consente una migliore gestione dei rischi, piani di reazione in caso di incidente, migliora la credibilità e la reputazione dell’azienda, infonde fiducia e consente la business continuity».
Dal punto di vista tecnico occorreva identificare vari ambiti di applicazione degli accorgimenti per ottenere la certificazione: dalla biglietteria al montaggio delle scene, passando per le prove d’orchestra e la gestione del pubblico. È stato individuato un team interdisciplinare che ha fatto un’analisi del rischio tenuto conto del comportamento delle persone. Il team ha realizzato un protocollo di sicurezza, pulizia e sanificazione.
Si tratta del primo sistema di gestione adottato dalla Fondazione.
«Ringrazio tutto il personale che si è messo a disposizione e anche il Rina per aver accettato subito di collaborare con noi», dichiara il sovrintendente Claudio Orazi.
Il consulente emergenza Covid-19 per il Teatro Carlo Felice, Roberto Zanardi (Università di Genova) spiega: «In questo meraviglioso disordine che è il Teatro abbiamo fatto funzionare tutto. Lo abbiamo studiato dinamicamente e staticamente e siamo arrivati alla conclusione che dei 2 mila posti disponibili potremmo utilizzarne almeno il 50%. Speriamo che le istituzioni ci vengano incontro e possano ampliare la capienza attraverso un’ordinanza regionale. Il decreto dell’11 giugno è propositivo nel senso che lascia campo alle Regioni di valutare modifiche a quei 200 posti massimi in relazione all’ampiezza della struttura.
Un concerto per ripartire
Duecento posti disponibili, accesso con mascherina a sedute disponibili per coppia o singoli. Obbligatorio utilizzo mascherina nell’accesso al posto. In platea e galleria varrà il concetto di responsabilità personale.
Riparte così il Teatro Carlo Felice di Genova. Con un concerto simbolico in programma il 10 luglio proprio a sancirne la ripartenza. In programma due sonate dalle 21.15: la serenata in mi minore op. 20 di Elgar e la serenata in do maggiore di Cajkovskij. Ingresso 8 euro, ridotto 6.
L’esecuzione delle sonate è affidata a tutti e 30 gli archi del Carlo Felice
Elisabetta Garetti, violino di spalla dell’orchestra, comunica tutta la felicità di poter tornare a suonare: «Tutto questo è davvero importante per me e per i colleghi, grazie alla Sovrintendenza per aver lavorato con l’obiettivo di aprire il prima possibile. Sono due brani davvero molto belli, che tirarano fuori tutto quello che uno strumentista ad arco può tirare fuori. Siamo senza direttore, è il primo violino che gestisce il gruppo. Qui siamo in trenta, di solito sono gruppi più piccoli. Abbiamo lavorato con attenzione e coscienza, oltre che con senso di responsabilità. I colleghi sono contenti e lavorando con le distanze tutto sommato sta andando anche bene perché a livello sensoriale stiamo sviluppando nuove sensazioni, ognuno con il proprio leggio.
“Un’occasione per tornare a sentire musica dal vivo, una sensazione che nessun impianto audio potrà replicare”, sottolinea il vicesindaco Stefano Balleari.