Nella settimana 17-23 giugno il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe conferma, rispetto alla settimana precedente, la costante riduzione dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva e l’ulteriore frenata nell’incremento dei nuovi casi. In netto calo però anche i tamponi diagnostici, cioè quelli finalizzati a identificare nuovi casi e non eseguiti per confermare le guarigioni o per altre necessità di ripetere il test (cd. tamponi di controllo). In Liguria l’analisi di Gimbe evidenzia aumenti di casi solo a Genova e a Savona, rispettivamente 8 e 6 casi in più tra la settimana del 10-16 giugno (33 casi a Genova e 3 a Savona) e quella del 17-23 giugno (41 casi a Genova e 9 a Savona).
I dati in sintesi
Decessi: +270 (+0,8%)
Terapia intensiva: -62 (-35%)
Ricoverati con sintomi: -1.448 (-43,9%)
Casi totali: +1.133 (+0,6%)
Tamponi diagnostici -26.876 (-12,4%)
Tamponi totali: -18.937 (-5%)
«I dati – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – confermano che il numero dei pazienti attualmente ospedalizzati è in discesa costante e progressiva dai primi di aprile, quando si contavano oltre 4 mila pazienti in terapia intensiva e più di 29 mila ricoverati con sintomi. Tuttavia, il progressivo decongestionamento degli ospedali non implica, come impropriamente si sente spesso affermare, l’azzeramento dei ricoveri».
I dati ufficiali relativi alle ospedalizzazioni per Covid-19 si riferiscono all’occupazione dei posti letto, utili per valutare i segnali di sovraccarico ospedaliero, ma che al di là del “saldo” in progressiva riduzione non permettono di conoscere il reale numero di pazienti quotidianamente entrano ed escono dalle statistiche ospedaliere (nuovi ricoveri, dimissioni, decessi).
Sul ridotto incremento dei casi totali (+0,6%) è evidente l’impatto della riduzione dei tamponi diagnostici, oltre 26 mila in meno rispetto alla settimana precedente, comunque superiore a quello dei tamponi di controllo (quasi 19 mila in meno).
«Considerato il numero di casi sempre più esiguo – spiega Cartabellotta – la nostra analisi settimanale si concentra sulle variazioni provinciali, dove gli incrementi sono conseguenti all’identificazione di focolai immediatamente circoscritti».
L’analisi esclude le province della Sicilia, oggetto di consistenti ricalcoli. Complessivamente nella settimana 17-23 giugno, rispetto alla precedente, in 36 province si rileva un incremento complessivo di 186 casi, di cui si riportano i dati relativi a 13 province che registrano aumenti di almeno 5 casi, per un totale di 135 casi distribuiti in 9 Regioni (tabella): Calabria, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, P.A. Bolzano, P.A. Trento, Piemonte, Toscana. Tali incrementi sono in parte riconducibili a focolai identificati nell’ultima settimana, di seguito riportati con i relativi casi segnalati da fonti locali.
Mondragone (Caserta): quarantena per i residenti dei Palazzi ex Cirio (30 positivi)
Palmi (Reggio Calabria): “zona rossa” istituita nei quartieri Pietrenere-Tonnara-Scinà (8 positivi)
Bologna: in un’azienda (14 positivi) e in un’attività commerciale (12 positivi)
Montecchio (Reggio Emilia): focolaio in due famiglie con legami parentali (7 positivi)
Bolzano: focolaio familiare (11 positivi)
Como: casa di accoglienza per persone bisognose (7 positivi)
Province di Prato e Pistoia (19 positivi)
Porto Empedocle (Agrigento) focolaio nella nave dei migranti portati dalla Sea Watch (28 positivi)
Alessandria: casa di riposo (13 positivi)
Roma: istituto religioso (4 positivi), oltre ai ben noti focolai della Garbatella e dell’ospedale San Raffaele Pisana relativi alle settimane precedenti.
«Tutte queste segnalazioni – precisa il presidente – confermano, oltre ogni ragionevole dubbio, che il virus è sempre presente e rialza la testa ogni qualvolta le condizioni ambientali favoriscono una ripresa del contagio. In particolare, accanto alle ben note residenze per anziani, sembrano a rischio sia contesti familiari sia aree sociali disagiate, oltre gli inevitabili “casi di rientro” dall’estero. Di conseguenza, è indispensabile mantenere i comportamenti individuali raccomandati e continuare con una stretta sorveglianza epidemiologica, potenziando contestualmente l’attività di testing e tracciamento, di fatto in netta riduzione».
«Evidenze scientifiche e dati dal real world – conclude Cartabellotta – invitano a diffidare dal senso di falsa sicurezza che traspare da improvvide dichiarazioni prive di basi scientifiche e che rischia di alimentare pericolosi comportamenti individuali. Il peggio è indubbiamente passato, ma resta cruciale disinnescare ogni cortocircuito cognitivo-comportamentale che ci porta, complice anche la bella stagione, a mettere da parte ogni preoccupazione (legittimo), ma soprattutto ogni precauzione (inaccettabile)».