L’inizio dell’anno per la Hi-Lex Italy spa di Chiavari (la ex Lames) era iniziato sotto buoni auspici: nonostante il fatturato in calo a causa del concordato preventivo che è durato qualche anno e si è chiuso nel 2019, l’azienda specializzata in componenti per auto aveva rialzato la testa grazie a nuove commesse a partire dal 2021 e a un flusso di denaro in cassa sufficiente per nuovi investimenti. Il Covid-19 ha rimescolato nuovamente le carte in gioco.
La Lames era nata nel 1931 a Chiavari, specializzandosi nel realizzare alzacristalli per auto. L’azienda è stata sino al 2016 proprietà della famiglia Pellegri, che deteneva l’intero capitale sociale, ma negli ultimi anni era in difficoltà. La svolta è arrivata grazie all’acquisizione da parte del gruppo giapponese Hi-Lex corporation (fondato nel 1946 e specializzato in telecomandi, sistemi di azionamento del portellone e alzacristalli, per restare nell’automotive) che l’ha salvata dal fallimento e per qualche anno ha agito sotto la formula del concordato preventivo, chiuso nel 2019. L’azienda ora si chiama Hi-Lex Italy spa e ha un capitale sociale interamente versato di oltre 10 milioni di euro.
«Avendo passato alcuni anni sotto concordato preventivo – racconta il vicepresidente Paolo Pajardi – l’azienda non poteva acquisire commesse. Per questo negli ultimi mesi si era creato un vuoto creato dalla fine delle vecchie commesse e dalla mancanza di quelle nuove. Già dal primo ottobre dello scorso anno avevamo iniziato la cassa straordinaria condivisa coi sindacati in modo molto sereno. Non era stata una sorpresa».
A ridare serenità all’azienda, che conta 250 dipendenti e un fatturato di 70 milioni (compresa la controllata al 100% Hi-Lex Serbia e la maggioranza di un’altra azienda in Cina: Shenyang Hi-Lex, dove c’è la sede della Bmw), era stata proprio l’acquisizione di nuove commesse dal mondo Fca.
«Col Covid – afferma Pajardi – abbiamo dovuto agire come tutti: le prime avvisaglie le abbiamo viste a gennaio, riflesse sul nostro business, visto che è partito tutto dalla Cina. Uno dei nostri fornitori aveva iniziato una serie di conference call con i clienti per la gestione delle consegne di questi componenti. Quando i problemi in Cina si stavano risolvendo, il virus è esploso da noi e abbiamo dovuto chiudere l’azienda. Già la settimana precedente il lockdown avevamo ridotto i livelli produttivi, visto che anche i nostri clienti o erano fermi o avevano diminuiti l’attività. Inoltre c’era tutta la questione legata a come fare a lavorare in azienda in sicurezza».
Dati di bilancio
Il consolidato al 20 settembre 2019 (Hi-Lex Italy chiude l’anno come la “casa-madre” in Giappone) vede un utile di 320 mila euro. I ricavi della gestione sono stati di 80,2 milioni a fronte di costi di 78,2 milioni.
Chi aveva un elevato monte ferie da smaltire lo ha fatto, gli altri sono stati messi in cassa integrazione Covid-19. «Alcuni dipartimenti – aggiunge Pajardi – hanno continuato a lavorare in smartworking, per esempio l’ufficio tecnico. Sono stati portati a casa i computer per disegnare gli alzacristalli, ma in alcuni casi ci siamo dovuti scontrare con il problema della connessione internet nelle abitazioni».
Il 4 maggio la riapertura, anche se il futuro ora ha qualche incognita.
«Il futuro prossimo lo vedo con un’iniziale riduzione dei volumi, visto che produciamo il 47% in meno rispetto alla nostra capacità. I concessionari ora sono pieni di auto. Ma nel breve – auspica Pajardi – penso che la situazione possa migliorare anche se non tornare del tutto ai livelli pre-Covid. La chiave fondamentale per recuperare passa attraverso un intervento da parte del governo sugli incentivi per l’acquisto di nuovi mezzi, come sta accadendo in Francia e Germania».
L’intervento sarebbe necessario anche senza emergenza covid: «L’Italia ha il parco auto più vecchio in Europa, una media di 12 anni di anzianità – sottolinea Pajardi – con il 20-25% meno dell’euro 3. Un diesel consuma 4 volte un euro 6. A fronte di queste premesse sarebbe proprio un’occasione ghiotta l’introduzione di incentivi per la rottamazione a favore di auto con emissione inferiore. Non può essere ancora l’elettrico perché l’infrastruttura non è ancora capillare».
Nel medio lungo periodo la principale preoccupazione di Pajardi è capire se i programmi di sviluppo dei clienti Hi-Lex, ossia Fca, Bmw Audi, Volkswagen e Peugeot, rimarranno gli stessi o saranno stravolti.
«Mi attendo due effetti: l’accelerazione verso lo svecchiamento e il passaggio a forme di propulsione meno inquinanti con un processo di aggiornamento sulle infrastrutture e il processo di aggregazione dei grandi player mondiali».