Il danno subito da Palazzo Ducale in questi mesi di chiusura è particolarmente importante: circa 400 mila euro, ha calcolato il direttore Serena Bertolucci.
A cascata la chiusura di un’istituzione culturale così centrale per Genova ha influito sulle attività dell’indotto per una cifra che al momento non sembra calcolabile.
«Pensiamo a chi lavora per fare guardianaggio alle opere, a chi cura gli allestimenti, a chi trasporta i quadri, ai grafici per i pannelli delle mostre e per i cataloghi, senza considerare le guide turistiche e chi fa attività didattica attorno alle nostre proposte culturali – sottolinea Bertolucci – speriamo che oggi sia una giornata di ripartenza per tutti».
L’oggi è rappresentato da un’idea geniale e intelligente per far tornare le persone a vivere dal vivo l’arte: “5 minuti con Monet” è l’occasione unica di stare per poco tempo da soli davanti a uno dei capolavori del pittore impressionista: le Ninfee.
«Abbiamo pensato di fare della solitudine il valore dominante di questo nuovo modo di apprezzare la cultura, quindi una mostra con soli due quadri e la possibilità di decidere come ammirarli: leggendo i pannelli, ascoltando la voce di Luca Bizzarri che legge le parole che lo stesso Monet scrisse al critico François Thiébault-Sisson nel febbraio del 1918, o ascoltando la musica di Arvo Pärt Spiegel im Spiegel. Un’esperienza immersiva ma reale, dopo il virtuale che in questi mesi ci ha tenuto in contatto con il pubblico» aggiunge Bertolucci.
Potrebbe essere davvero l’inizio di un’altra dimensione nel modo di approcciarsi all’arte: «Una via quasi obbligata – commenta Bertolucci – perché affrontabile economicamente, perché ci permette di mantenere i prezzi bassi ed è anche adatta ai bambini».
Usare un quadro di grande richiamo è anche un modo per far superare alle persone la paura di frequentare luoghi pubblici al chiuso.
Luca Bizzarri, presidente di Palazzo Ducale, ripercorre quei momenti in cui la chiusura obbligata ha rivoluzionato i piani della Fondazione: «Ci sono state lunghe telefonate e discorsi tra me e Serena. Come tutti siamo stati colti all’improvviso da questa situazione. Ci siamo detti subito di reinventarci il modo di lavorare e così lo dovranno fare tutti teatri e musei, pensare a un nuovo modo di fare cultura. Noi lo abbiamo fatto prima inventandoci una mostra che non esiste e l’altro proponendo un pezzo solo, anche se l’idea era già presente da tempo. Avevo visto da solo la Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci a Cracovia e mi ero emozionato. È capitato di poter mettere le mani su Monet ed eccoci qui».
Il fatto di aver accostato al quadro di Monet un tesoro custodito in uno dei musei genovesi (le Raccolte Frugone) è un altra idea che potrebbe essere replicata in futuro: l’anticamera al quadro di Monet è rappresentato dal dipinto La contessa Beatrice Susanne Henriette van Bylandt, di Giovanni Boldini. «Spesso non ci rendiamo conto della bellezza di opere che sono ospitate nei nostri musei – afferma l’assessore comunale alla Cultura Barbara Grosso – stiamo ripianificando tutta l’offerta culturale cittadina insieme alle istituzioni sul territorio. Tra dieci giorni inauguriamo una mostra a Villa Croce che è un’altra iniezione di ottimismo». Il museo di Villa Croce, dopo le polemiche e il lungo periodo di chiusura, riparte con Raimondo Sirotti e un contributo dei bambini degli asili comunali: «6500 fogli verdi che rievocano un bosco – anticipa Grosso – accoglieranno i visitatori. Un messaggio di speranza». Villa Croce riparte da Sirotti nell’ottica di dare spazio, almeno una volta all’anno, proprio alle risorse artistiche presenti in città, specifica Grosso.
La cultura cittadina sta ripartendo: «Abbiamo fatto tavoli di lavoro condivisi con altre città per riaprire in modo simile: si parte con i musei principali e nel week end, poi man mano si procederà a ventaglio».
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