La Liguria ha reso noti i risultati del rilevamento degli indicatori stilati dal ministero della Salute per verificare il monitoraggio dell’epidemia di coronavirus per arrivare alla cosiddetta classificazione del rischio. Si tratta dei primi risultati riferiti alla settimana 11-17 maggio.
Secondo le tabelle fornite ieri da Filippo Ansaldi, responsabile Prevenzione di Alisa, la Liguria è leggermente fuori soglia nell’indicatore di accertamento diagnostico di tempo tra la data di inizio sintomi e data di isolamento: 6 giorni invece che meno di cinque giorni. Risulta anche non valutabile il tempo tra la data di inizio dei sintomi e la data di isolamento (la soglia accettabile viene definita minore e uguale a 3 giorni). «Quell’indicatore – rileva Ansaldi – era comunque più alto nei giorni scorsi».

Preoccupante la bassa percentuale di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati: solo il 29%, ossia 306 su 1056. L’obiettivo fissato dal ministero della Salute sarebbe un miglioramento con target finale a 100%.
Positivi invece i risultati degli indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio nel periodo 18 aprile-17 maggio come si vede dalla scheda qui sotto
Tuttavia la Liguria ha scelto di non fornire due indicatori considerati opzionali dal decreto del ministero della Salute e che riguardano le Rsa: il numero di checklist somministrate settimanalmente a strutture residenziali sociosanitarie e il numero di strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alla checklist settimanalmente con almeno una criticità riscontrata.
Tornando al monitoraggio delle capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti, altri tre punti sono considerati soddisfacenti:
Per quanto riguarda gli indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari, la Liguria conferma di essere sotto la soglia di allarme. Anche l’indicatore Rt ossia la stima di contagiosità è rassicurante: «Per ogni caso primario abbiamo la metà di casi secondari», evidenzia Ansaldi.
In questo caso però non vengono forniti alcuni indicatori opzionali come il numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella covid-net per settimana e il numero di accessi al pronto soccorso con classificazione Icd-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a covid-19 e due indicatori teoricamente obbligatori: numero di nuovi focolai di trasmissione (2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso nel numero di casi in un tempo o luogo definito) e numero di nuovi casi di infezione confermata per Regione non associati a catene di trasmissione note.