Fp Cgil denuncia “l’inadeguatezza delle risorse stanziate da Regione Liguria” per il sistema sanitario, “soprattutto per quanto riguarda il personale”. In particolare, il sindacato fa riferimento all’ultima delibera dell’11 maggio scorso con cui la Asl 3 genovese decide di affidare a un operatore economico privato la gestione delle gsat, le squadre, composte da un medico e un infermiere, per l’assistenza a domicilio dei pazienti covid-19.
A motivazione della decisione assunta, viene sottolineato il ruolo sempre maggiore che stanno assumendo le cure domiciliari, la pressione sempre maggiore sul territorio che, con i suoi servizi, diventerà la nuova frontiera assistenziale e il numero insufficiente di infermieri per dare copertura al servizio.
Nel Piano Socio Sanitario Regionale si parla di Case della Salute come luogo in cui avviene la “presa in carico”, di consultori, di assistenza domiciliare;” tutte strutture di cui si riconosce l’importanza e sulle quali questa giunta si era impegnata, in realtà poco o nulla è stato fatto”, spiega il sindacato.
Si legge, nella stessa delibera, che le squadre gsat erano inizialmente previste in numero di 6, che sono state incrementate fino a raggiungere il numero di 8 e che sarebbero state portate a 10 nei primi giorni di maggio; “peccato che le gsat siano previste nel numero di una ogni 50 mila abitanti e che, di conseguenza, dovrebbero essere 12 per il territorio di Genova, 15 per la porzione di territorio ligure su cui insiste la Asl 3 genovese, denuncia la Fp Cgil.
“È evidente – prosegue la nota sindacale – che questa emergenza, mettendo sotto forte stress il sistema, ha dimostrato l’inadeguatezza della “regia” regionale; tutte le azioni e gli investimenti non fatti hanno portato il nostro sistema sanitario a faticare più di altri. Sorprende che una delibera di questo tipo sia stata assunta proprio quasi contemporaneamente al varo di misure nazionali che implementano ulteriormente le risorse a beneficio delle attività territoriali e a fronte della disponibilità di più di uno strumento per procedere all’assunzione dei lavoratori senza doversi rivolgere a intermediari e facendo un investimento che getti le basi per rinforzare in modo strutturale l’assistenza territoriale”.
“Crediamo serva un cambio di passo – conclude il sindacato – crediamo che le risorse che arrivano dallo Stato vadano investite nel servizio sanitario pubblico attraverso un progetto solido, un piano di assunzioni serio affinché si possa mettere i tanti professionisti che vi operano in condizioni di dare adeguate risposte ai cittadini che hanno necessità di servizi di qualità e non di ulteriori cessioni ai privati”.