Sono tre gli oli liguri che hanno ottenuto il riconoscimento di “Grande Olio” nella “Guida agli Extravergini” di Slow Food Italia 2020.
Questa denominazione viene attribuita agli extravergini che si sono distinti per particolari pregi dal punto di vista organolettico e perché ben rispecchiano territorio e cultivar.
I premiati sono tutti della riviera di Ponente: Estremo de La Baita & Galleano, Borghetto d’Arroscia (Im), Crù Turè Dop Riviera Ligure Riviera dei Fiori di Benza Frantoiano, Imperia e Extremum di Paolo Cassini, Isolabona (Im)
Da oltre vent’anni il volume segnala il meglio della produzione italiana di qualità. La Guida racconta 580 realtà tra frantoi, aziende agricole e oleifici, recensisce 943 oli tra gli oltre mille assaggiati.
La novità di quest’anno è il simbolo della foglia verde: indica un olio certificato biologico secondo il Reg. UE 848/2018.
Gli altri simboli sono:
Presìdi: olio incluso nel Presidio Slow Food dell’Olio extravergine italiano, il progetto che promuove il valore ambientale, paesaggistico, salutistico ed economico dell’olio, che tutela oliveti antichi, cultivar autoctone e raggruppa produttori che non adoperano fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici.
Disegno della casa: azienda dove si può pernottare.
Forchetta piatto e coltello: azienda che offre servizio di ristorazione.
Carrello della spesa: azienda che vende online.
La Chiocciola: simbolo assegnato alla realtà olivicola per il modo in cui interpreta valori (organolettici, territoriali e ambientali) in sintonia con la filosofia di Slow Food.
Sconto -10%: indica le aziende disponibili a fare uno sconto del 10% ai soci Slow Food che presenteranno la propria tessera.
Le regioni del Nord Italia
Il panorama olivicolo nelle regioni del nord Italia è passato da una situazione di grande produzione quantitativa e qualitativa nel 2018 (circa 12.000 tonnellate in complesso) a un anno, il 2019, in cui tutte queste regioni assieme hanno ottenuto poco più di 5.000 tonnellate di olio e quasi sempre con risultati non all’altezza degli ultimi anni, salvo singoli e sporadici casi, soprattutto in Liguria e Trentino. In generale la riduzione delle olive raccolte, rispetto all’anno precedente, è variata da un meno 65% a meno 100%: in alcune zone, soprattutto attorno ai laghi prealpini Garda, Iseo, Como, non si è neppure raccolto. A incidere negativamente sui raccolti sia la naturale alternanza sia le cattive condizioni climatiche che hanno accompagnato quasi tutte le fasi di sviluppo dell’olivo. Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Trentino e Veneto, sono state caratterizzate della pioggia e del freddo di maggio che hanno ritardato la fioritura fino a giugno e, poi, del caldo torrido che ha caratterizzato questo mese fino a provocare la caduta precoce delle mignole in grande quantità, bruciate da un sole più agostano. La cimice asiatica, la di siccità estiva e la mosca dell’olivo, hanno complicato le cose già non felici.