Iniziano i lavori di restauro del Chiosco delle Rose del Parco Durazzo Pallavicini che il Fai – Fondo ambiente italiano e Intesa Sanpaolo sostengono con il contributo di 12 mila euro assegnato nell’ambito de “I Luoghi del Cuore”, il progetto dei luoghi italiani da non dimenticare.
Grazie all’impegno dell’associazione di promozione sociale “Amici di Villa Durazzo Pallavicini”, parte integrante dell’Ati Villa Durazzo Pallavicini che dal 2016 ha in concessione il bene, capofila nella promozione del Parco come luogo del cuore, 10.391 persone hanno votato questo magnifico giardino, già premiato come parco più bello d’Italia nel 2017. Il voto è arrivato dai pegliesi e dai genovesi, da classi intere di alunni delle scuole elementari, medie e superiori, dai turisti e visitatori, anche stranieri, che dopo aver visitato il parco hanno scelto con entusiasmo di poter contribuire alla salvaguardia di un luogo tanto complesso e unico.
Il parco, realizzato alla metà dell’ottocento per volere del marchese Ignazio Alessandro Pallavicini su progetto dell’architetto e scenografo Michele Canzio, rappresenta un raro esempio di parco scenografico teatrale a carattere filosofico-massonico. Realizzato sulle pendici di una impervia collina prospiciente il mare, si estende per otto ettari interessati da un percorso lungo oltre due chilometri e mezzo durante il quale si snoda un racconto romantico che vede il visitatore stesso trasformarsi nel soggetto principale della trama. Il tutto strutturato su uno schema compositivo derivato dalla tragedia greca e dal melodramma che comprende un prologo, un antefatto e poi tre atti, ognuno composto da quattro scene con un lungo e divertente esodo finale.
Tra architetture in stile neoclassico, neogotico, moresco, cinese e rustico, laghi, cascate e ruscelli, statue e arredi da giardino e una vegetazione lussureggiante, oggi punteggiata da individui arborei monumentali e dal gruppo di camelie più antico ed esteso d’Italia, si ha la possibilità di incontrare la Natura, la dea Flora e la dea Diana, il capitano del castello e i suoi castellani, Caronte e il coccodrillo; tutto in una sorta di fiaba che ancora oggi riesce a rapire la mente e a deliziare il cuore.
L’intervento reso possibile grazie al contributo “I Luoghi del Cuore” interesserà proprio una parte dell’Esodo e precisamente il Chiosco delle Rose, un gabinetto di verzura composto da un padiglione in ferro battuto che contiene al suo interno una stanza a cielo aperto perimetrata da una boiserie in legno a piccole persiane. Se il treillage ha il compito di generare l’idea di un volume che in realtà volume non è, la stanzetta, caratterizzata da un prezioso pavimento in sassi bianchi e neri di mare grossi non più di un confetto, è il luogo nel quale si realizzano i primi giochi d’acqua dell’Esodo, divenuti famosissimi nell’Ottocento e ripristinati durante l’ultimo restauro.
Il restauro della boiserie in legno sarà fondamentale per ristabilire la logica teatrale del gioco d’acqua che può funzionare solo se i visitatori si dividono tra chi sta fuori e chi sta dentro.
«Essere riusciti a raccogliere un numero così consistente di voti per il nostro amato parco, facendogli raggiungere il primo posto nella classifica regionale dei Luoghi del Cuore – spiega Margherita Conrad, presidente dell’Associazione Amici di Villa Durazzo – è per noi un grande onore e un piacevole successo, non solo per il contributo ottenuto, ma soprattutto perché si tratta di un forte segnale del successo che questo imponente parco storico ha nuovamente verso il pubblico. I documenti d’archivio testimoniano che nell’Ottocento questo giardino richiamava turisti da ogni dove d’Europa e anche dall’America. Era famosissimo tanto da contare già allora 25 mila visitatori all’anno. I giochi d’acqua erano tra le attrattive più apprezzate e il Chiosco delle Rose con il suo “scherzo per i curiosi” ne era il simbolo. Ringraziamo il Fai per il sostegno che ci ha dato e ci prepariamo già ad affrontare la sfida del prossimo censimento».
L’architetto Silvana Ghigino, direttore del parco e una dei progettisti dell’intervento, spiega le motivazioni della scelta di questo specifico elemento del parco: «Il Chiosco delle Rose, primo elemento dell’Esodo, fa ancora parte della grande scena del Lago Grande ossia della rappresentazione del paradiso al quale giunge il visitatore dopo aver vissuto vicissitudini esoterico filosofiche nelle altre parti del parco. Vedere questa raffinata composizione deturpata da un degrado totale della sua parte in legno è stato un dispiacere per anni ma ancora più dopo la riapertura al pubblico che spesso si è chiesto come mai il gazebo fosse così abbandonato pur nel recupero generale del parco. L’intervento nel suo insieme da la possibilità di restaurare anche il treillage che non aveva più ricevuto ripristini dal lontano 1992 e di rifare i rubinetti che permettevano alla guida di azionare i giochi d’acqua con comodità, senza farsi notare dal pubblico. Grazie a questa occasione i nostri giardinieri si sono presi cura della vecchia Rosa banksiae che nel tempo era rimasta ‘imprigionata’ dai suoi stessi rami secchi che soffocavano il padiglione e rendevano poco vigorosa la vegetazione».
Sonia ‘Asaro, capo delegazione Fai di Genova, precisa: «La profonda convinzione che il Fai possa essere lo strumento adeguato per convogliare le migliori energie per la salvaguardia e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale. La delegazione Fai di Genova da sempre riconosce l’importanza e la bellezza di questo “luogo del cuore”, che nel 2013 ha inserito tra i luoghi aperti nelle Giornate Fai di Primavera allo scopo di promuoverne il valore storico, artistico e naturalistico tra i suoi iscritti e oggi è felice che attraverso il sostegno della Fondazione si possa aggiungere ulteriore valore a questo luogo votato da 10.391 persone in occasione del censimento “I Luoghi del Cuore” nel 2018».
La Madre Loggia Capitolare Trionfo Ligure, la più antica loggia massonica operativa del Goi ha riconosciuto nel Chiosco un luogo simbolico di profondo significato in quanto legato all’interpretazione che la stessa massoneria esprime per il tempio in cui svolge i propri rituali, luogo senza spazio né tempo la cui descrizione è di un ambiente chiuso ma senza alcuna copertura poiché sita sotto il cielo stellato e quindi riferito all’infinito. È orgogliosa di poter partecipare insieme al Fai e agli Amici di Villa Durazzo Pallavicini al restauro di questo padiglione che pur nelle sue dimensioni contenute si svela a una interpretazione esoterica profonda e affascinante.