(ha collaborato Andrea Gaggioli)
Un cerchio rosso in acciaio che abbraccia le due sponde del Polcevera, percorribile a piedi o in bicicletta, un parco di 23 ettari, con tremila alberi e un “monumento” alle 43 vittime del Morandi fatto con 43 specie arboree diverse, una torre “del vento” che contribuirà a rendere autosufficiente il quartiere dal punto di vista dell’energia, insieme con un cerchio energetico che produrrà elettricità da pannelli solari, fotovoltaici, riuso di calore.
Sono i punti chiave del progetto vincitore del concorso di riqualificazione urbana “Il parco del Ponte” a Genova, il cui capogruppo è Stefano Boeri Architetti (Stefano Boeri, Sara Gangemi, Moataz Faissal Farid, Francesca Pincella, Jacopo Colatarci). «Sarà la prima area “carbon free” d’Europa», dice il sindaco di Genova e commissario alla ricostruzione Marco Bucci, che si sta muovendo per trovare i finanziamenti per realizzare effettivamente il progetto (ipotesi di avvio del primo lotto nella prima metà del 2020). Al momento, solo per il primo lotto, servono circa 12 milioni. Tre sono arrivati grazie agli sponsor (Erg, Msc, Psa, Compagnia di San Paolo, Ordine degli Architetti di Genova, consiglio nazionale degli Architetti, Yacht club italiano), il resto è tutto da cercare. Per la parte energetica per esempio, si potrebbe attingere a fondi europei.
Il primo lotto è il cosiddetto “Sotto il ponte“, ossia la zona esattamente sotto al nuovo viadotto, che non è edificabile. Sarà il primo a essere messo a gara.
Nel progetto, che si chiama “Il parco del Polcevera e il cerchio rosso”, è prevista anche una nuova stazione ferroviaria, che sarà anche collegata con la rete metropolitana.
Stefano Boeri, che a Genova ha insegnato per 10 anni, afferma: «La città di Genova meritava un progetto di massima qualità, che abbia una storia propria ma allo stesso tempo che sia un’avanguardia per il futuro. Un progetto che trasformi un quartiere e lo renda non solo un memoriale di un evento tragico, ma anche un luogo dove la gente si incontra, passa il tempo libero e lavora». (prosegue dopo la gallery)
Su come è stato declinato il progetto Boeri precisa: «Volevamo creare un percorso pedonale e ciclabile che attraversi il quartiere, i palazzi e si affacci sul nuovo ponte Renzo Piano. Non solo, abbiamo in mente di circondare i luoghi adibiti alla varie attività con parchi e giardini con 43 specie di alberi studiando anche le specie già preesistenti nel letto del fiume che non dovrà più essere simbolo di aridità».
Il cerchio rosso sarà in acciaio e non supererà i 12 metri di larghezza, sarà percorribile in circa 15/20 minuti, permettendo la connessione dei vari paesaggi anche con facilitazioni per i portatori di handicap. Tutto questo cercando di tenere distinte le due nuove opere: il nuovo ponte e il cerchio rosso. Boeri rende comunque noto che fino alla fine di dicembre il suo progetto terrà in considerazione anche le eventuali proposte dei parenti delle vittime, degli abitanti e delle aziende presenti sul territorio.
La progettazione architettonica
Andrea Boschetti di Metrogramma Milano (Francesco Betta, Arianna Piva, Andrea G. Bulloni, Anna Bartolaccio, Andrea Casazza, Andrea Roma), spiega: «È un progetto di qualità in termini di servizi, pensato innanzitutto per le persone; persone che ci vivono e che ci lavorano. Vogliamo rilanciare l’unitarietà del quadrante e collegarlo ai forti, alle colline, ricucendo il rapporto con la città».
La proposta architettonica consiste nella progettazione di “Edifici mondo“, ossia grandi cluster dal mix funzionale variegato, dal linguaggio architettonico essenziale ma riconoscibile. «Ci siamo ispirati all’architettura industriale – dice Boschetti – con tetti ovali per esempio, e al colore blu del Mediterraneo. I nuovi manufatti sono rivestiti da materiali sostenibili e le grandi coperture offrono superfici per la produzione di energia rinnovabile. Gli edifici si aprono al parco e vengono intersecati e connessi tra loro dal cerchio rosso». Boschetti annuncia anche uno spostamento delle attuali direttrici di traffico in favore di un “lungo fiume” calpestabile, con lo stesso Polcevera rinaturalizzato. L’architetto auspica inoltre che il Bic (l’incubatore di imprese) possa accogliere un nuovo spazio tecnologico, vista la presenza dell’Iit in zona.
I numeri
Il cerchio rosso è lungo 1570 metri, ha un raggio di 2050, un’altezza massima di 12 metri, ed è largo 6. La torre è alta 120 metri e contiene 114 turbine eoliche.
Costruzioni: 99 mila mq, di cui 9.095 per sport e attività, 5.612 per residenze e attività ricettive, 41.368 per le aree produttive, 35.172 per il commercio e 5.830 per la cultura. «Quando parliamo di commercio non parliamo di centro commerciale, ci sarà la possibilità di declinarlo anche sul commercio di vicinato», specifica Boschetti.
Il parco: 23 ettari, 3 mila alberi, 43 specie, circa 200 mila arbusti. La densità arborea è di un albero per 45 mq, le strisce vanno da 7 a 20 metri. Superfici drenanti verdi 14 ettari, 5,5 ettari di piazze.
Tra le varie suggestioni emerse ce n’è una su via Porro: proprio nella vecchia zona rossa dovrebbe sorgere una palestra per i cittadini. Inoltre il progetto prevede anche un nuovo mercato, tutto pensato su edifici esistenti ricostruiti o ristrutturati.
L’altro grande edificio produttivo previsto, la Green Factory, sarebbe ricoperto di pannelli solari e pareti di policarbonato che rifletterebbero i colori del parco. Sotto la Green Factory sono previsti parcheggi. Proprio sui parcheggi Boschetti ha fatto un ragionamento: «Grazie a un riporto di terra lungo la zona della ferrovia, potremmo ripensare i posti auto che oggi sono su via Fillak, in modo da razionalizzare la mobilità carrabile e rendere via Fillak un boulevard».
Il parco
Il progetto del paesaggio è stato studiato da Inside Outside (Petra Blaisse, Desirée Pierluigi, Camilla Panzeri e Jana Crepon), che hanno proposto un giardino a linee da Nord a Sud, ma attraversabile su tanti livelli: «Abbiamo cercato di rispettare le linee percorse dal torrente, da Nord a Sud. Ogni linea sarà differente e il verde già presente sarà integrato. Il parco sarà distribuito su entrambe le sponde e percorribile a zig zag attraverso diversi livelli», sottolinea Blaisse.
Il terreno sarà studiato in modo da poter riutilizzare l’acqua piovana e ridurre il rischio di esondazioni. I giardini potranno viversi come parco, come luogo dove fare sport o divertirsi. Non si interromperà la collaborazione con i cittadini per quanto riguarda la gestione del verde. Il parco sportivo sarà parte integrante del progetto.
Inside Outside ha lavorato con lo Studio Laura Gatti, agronoma ed esperta di riqualificazione ambientale (il team dello Studio è completato da Marco Peterle, Luca Leporati e Silvia Isacco), per quanto riguarda le alberature e con il geologo Secondo Antonio Accotto.
Luca Vitone, artista genovese, si è occupato dell’installazione che ricorderà le 43 vittime del ponte Morandi. Ogni albero sarà dedicato a un personaggio della cultura ligure di ogni epoca: «Ogni nome dell’autore sarà celato dal suo anagramma che darà il titolo alla pianta e sarà cura del visitatore, come in ogni gioco enigmistico, scoprire la persona a cui l’albero è dedicato. Un percorso libero che ognuno potrà intraprendere all’interno del Bosco e dove troverà diverse sedute caratterizzate da un disegno particolare a forma di ruota o di croce su cui potrà sedersi, leggere e riposarsi all’ombra delle fronde. La curiosità del visitatore sarà soddisfatta da delle schede botanico‐simbolico‐biografiche che per ogni albero/autore ne racconterà affinità, accostamenti e relazioni. Queste informazioni, con la relativa soluzione dell’anagramma, saranno disponibili con un’applicazione pensata apposta per il progetto. Parallelamente si vuole allestire una biblioteca dedicata a volumi di botanica e degli o sugli autori protagonisti del bosco».
Il confronto con il territorio
Dalla settimana prossima comincia il lavoro con la comunità. «Un mese per ascoltare cittadini, aziende, comitati, stakeholder – annuncia l’assessore comunale all’Urbanistica Simonetta Cenci – martedì 8 ottobre alle 12, nella sede del don Bosco a Sampierdarena, la presentazione pubblica. I locali ospiteranno un front office sino al 31 ottobre in cui si potranno vedere le tavole del progetto e chiedere informazioni agli architetti dell’urban lab».
Un progetto “esempio” mondiale
I tempi e le modalità particolarmente rapide con cui si è arrivati alla nomina del vincitore, sono frutto di una collaborazione stretta tra Amministrazione e Ordine degli Architetti: non solo quello genovese, ma anche il consiglio nazionale, ha suggerito il modo più idoneo per riuscire a coinvolgere più professionisti possibili, non solo grandi studi: «Concorsi di questo tipo se ne fanno pochi in Italia – conferma il presidente del consiglio nazionale degli architetti Giuseppe Cappochin – il fatto di avere un secondo grado ha agevolato il lavoro. Dei 31 partecipanti ne sono stati scelti 6 che hanno potuto lavorare con un compenso garantito. Una short list per scegliere, solo tra questi il vincitore. In questo caso è stato tutto anche molto chiaro su ciò che avviene dopo l’esito: chi vince deve fare il progetto. Questo modo di procedere sarà portato come esempio anche altrove».
Simonetta Cenci conferma che riuscire a realizzare in soli nove mesi un concorso di simile portata, è stato possibile grazie a una collaborazione fruttuosa tra aziende, architetti e amministrazione: «Una sorta di partenariato moderno per uno dei più grandi progetti italiani di rigenerazione urbana».
Questo progetto girerà il mondo: inserito tra i 4 progetti migliori al mondo per quest’anno, sarà presentato a Parigi nella sede Unesco, il 25 ottobre all’Ace-Uia on Architectural Design Competition, inoltre sarà protagonista al prossimo congresso mondiale degli architetti a Rio de Janeiro.
Gli altri professionisti coinvolti:
Mobility in Chain (per mobilità, traffico e infrastrutture): Federico Parolotto, Giuseppe Andrea Vallelonga, Gaia Sgaramella, Gloriana Barboza, Loris Sciacchitano.
Transsolar Energietechnik (per comfort ambientale e resilienza energetica): Tommaso Bitossi, Clara Bondi, Thomas Auer.
Tempo Riuso (consulenti per processi partecipativi): Isabella Inti, Giulia Cantaluppi, Camilla Ponzano.
H&A Associati (consulenti per le valutazioni economiche): Carlo Pagan, Alessia Mangialardo.
The Big Picture, Renovatio Design (rendering).
46xy (grafica) Mario Piazza, Lorenzo Mazzali
«L’Ordine degli Architetti di Genova – commenta il presidente, Paolo Raffetto, non può che essere soddisfatto sia nel merito del progetto scelto sia, soprattutto, dell’iter che si è seguito per arrivare alla sua selezione che è, appunto, quella del concorso internazionale di progettazione a cui hanno partecipato studi internazionali e locali».
Raffetto riassume com’è andata: «Il sindaco è un uomo molto concreto e non è stato difficile convincerlo che una procedura di concorso avrebbe portato a un esito migliore per la trasformazione della città in un tempo contenuto. La procedura è stata di garanzia per il risultato».
Di tutti i concorsi di progettazione l’aspetto importante è quello della giuria: «L’Ordine di Genova – rivela Raffetto – ha investito 10 mila euro, il consiglio nazionale 100 mila euro, per avere una giuria internazionale e qualificata».
L’auspicio degli architetti è che nei prossimi mesi possano partire altri concorsi di progettazione specifici, anche su scala più piccola, alla portata dei tanti studi di progettazione qualificati, ma non ancora affermati o strutturati come quelli delle firme più note.
Una procedura di questo tipo si è risolta in modo particolarmente rapido. Inevitabile il paragone con un altro grande progetto di riqualificazione, il waterfront di Levante: «All’epoca avevamo spinto per il concorso – ricorda Raffetto – ma il lavoro di condivisione non è stato approntato e l’esito alla fine è stato un “non risultato”, che ha prodotto un ritardo. In questo caso invece abbiamo cercato di superare le diffidenze chiedendo fiducia».
Per usare una metafora culinaria, è stato scelto il cuoco e c’è il menù ora occorre approntare le ricette e soprattutto trovare i soldi: «La sostenibilità economica del progetto è stato uno dei punti su cui abbiamo puntato – ribadisce Raffetto – questo progetto è coraggioso ma non un azzardo».