Grazie al contributo dell’azienda Grohe, al Porto Antico di Genova è stato installato il secondo Seabin, l’apparecchio che, immerso nell’acqua di mare, consente di raccogliere rifiuti galleggianti, microplastiche comprese. Un progetto promosso da LifeGate PlasticLess.
Seabin funziona come un cestino che, grazie ad alcuni studi sulle correnti, viene posizionato nei punti più adatti per la raccolta dei rifiuti che quotidianamente finiscono in mare. Il progetto è partito nel 2018 ed è già diffuso in oltre 40 porti italiani ed esteri.
«Questo secondo Seabin – dice Alberto Cappato, direttore generale della Porto Antico spa – consentirà di aumentare l’efficacia della raccolta. Purtroppo il primo, installato qualche mese fa, funziona sin troppo bene, con un kg di rifiuti raccolti al giorno: sacchetti e mozziconi di sigaretta soprattutto. Grazie a Marina Molo Vecchio e ad Assonautica che hanno concesso i pontili per l’installazione». Tra impianto fotovoltaico, che consente di risparmiare 50 mila euro all’anno di corrente elettrica, ricariche per auto, elettrificazione delle banchine per i mega-yacht e l’iniziativa dell’uso delle borracce anziché delle bottiglie di plastica (se ne vendevano 2 milioni all’anno), il Porto antico sta spingendo sul percorso di sostenibilità ambientale.
«Partiamo da Genova – spiega Domenico Rizzo, marketing manager di Grohe – con questa campagna legata alla sostenibilità ambientale. Saremo anche al Salone Nautico per promuovere la nostra attività, che consiste nel microfiltrare l’acqua, contribuendo in modo attivo all’eliminazione delle bottiglie di plastica».
A Genova l’attività di raccolta rifiuti in mare non è ovviamente affidata solo al Seabin, come ha ricordato l’assessore all’Ambiente Matteo Campora, oltre alle normali attività della Guardia costiera anche nel recupero delle reti da pesca abbandonate, si aggiunge l’apporto della Guardia costiera ausiliaria, che dalla Marina di Sestri compie percorsi di recupero anche nelle aree delle spiagge libere.
«Il problema della plastica in mare – sottolinea Enea Roveda, ceo di LifeGate – è per fortuna di attualità. Oggi abbiamo un’isola di plastica davanti alla Toscana, non troppo distante dalla Liguria. Giornalmente circa 80-90 tonnellate di plastica finiscono in mare, occorre tenere conto anche delle microplastiche come i pallini degli scrub, o di tutti i detersivi o dentifrici con microgranuli. Seabin è l’unico strumento che consente di raccogliere anche particelle tra i 2 e 5 millimetri».