È partita in questi giorni la campagna di monitoraggio in mare varata da Università di Siena e Fondazione Cima che, nell’ambito del progetto Plastic Busters MPAs (di cui l’Università di Siena è coordinatore scientifico), ha l’obiettivo di raccogliere i dati sulla presenza di plastica e sulla vita animale nell’area del Santuario per la protezione dei mammiferi marini Pelagos. La raccolta di dati consentirà di mettere in relazione la presenza di rifiuti in mare, in particolare plastiche e microplastiche, con le specie marine, per capire quanto i primi possano accumularsi nei diversi passaggi della catena alimentare e quali possano essere gli effetti sulla salute dell’ecosistema.
La presenza delle macroplastiche viene rilevata per via diretta conteggiando e catalogando i rifiuti in plastica, osservati a intervalli regolari lungo la rotta percorsa nell’arco della giornata di campionamento. Le microplastiche sono invece raccolte da una speciale rete.
Ai dati sulla distribuzione e diffusione, la quantità e il tipo di plastiche presenti nelle acque del Santuario sono associate le informazioni sulla presenza degli animali che lo abitano.
Una prima parte della ricerca mira a confrontare gli hotspot di plastica, le aree dove sono più concentrate, con gli hotspot dei cetacei, così da capire se le aree di maggiore concentrazione della plastiche si sovrappongano con le aree di alimentazione dei grandi predatori marini. I ricercatori vogliono stabilire quale sia l’impatto della plastica su questi animali e, in particolare, stimare quanta plastica finisca negli organismi marini.
Lo studio si concentra su alcune specie definite sentinella, con un ruolo particolare nella catena alimentare e che quindi funzionano da indicatore dell’impatto della plastica. Si tratta di tre specie di cetacei (balenottera comune, capodoglio e stenella striata), le meduse e i pesci lanterna. La balenottera comune, in particolare, è il più grande cetaceo del Mediterraneo e per nutrirsi di krill filtra grandi quantità di acqua attraverso i fanoni, ingerendo accidentalmente anche le plastiche. I pesci lanterna, invece, sono prede di moltissime altre specie, e consentono di avere una visione più completa del potenziale impatto delle microplastiche in mare.
«Le politiche ambientali regionali sono perfettamente allineate alle finalità del progetto − spiega l’assessore regionale all’ambiente Giacomo Giampedrone − Il primo e prioritario obiettivo della pianificazione regionale è quello di ridurre alla fonte la produzione di rifiuti e l’aumento della raccolta differenziata. Questo primo passo concreto è importante perché riduce la quantità di plastica nell’ambiente e la avvia al riciclo: i dati sulla raccolta differenziata sono in crescita costante dal nostro insediamento e ci confermano che la strada scelta è quella corretta. Nel 2018, per esempio, il tasso di riciclaggio e recupero della plastica arriva a livelli anche del 75%. Il programma di prevenzione contenuto nel Piano regionale rifiuti prevede, oltre a questo, numerose azioni che mirano alla riduzione dell’utilizzo della plastica».
«Sul fronte del marine litter – prosegue l’assessore – la dispersione dei rifiuti in ambiente marino, Regione Liguria è particolarmente attenta al contrasto del fenomeno: abbiamo da poco promosso, come capofila, uno specifico progetto europeo Life + che si occupa proprio di questo, denominato “Smile”, che mira proprio alla riduzione dei rifiuti marini, alla messa in atto di azioni efficaci di recupero e alla sensibilizzazione di cittadini e turisti. Tra l’altro, questo progetto è stato inserito tra le buone pratiche a livello nazionale dal ministero dell’Ambiente».
Secondo Luca Ferraris, presidente di Fondazione Cima, «la salvaguardia degli ecosistemi è uno dei nostri obiettivi più importanti. L’ambiente marino è una risorsa fondamentale del nostro pianeta, ma l’inquinamento dovuto alle attività umane ne sta mettendo a rischio il delicato equilibrio. I rifiuti plastici possono avere conseguenze sulla salute umana oltre a quella degli ecosistemi. Approfondire la conoscenza del modo con cui gli inquinanti entrano nella catena alimentare e con quali effetti, è dunque un passo fondamentale per la tutela del benessere non solo degli animali marini, ma anche della popolazione umana».