Interconnessione, infrastrutture, di acciaio e di cemento e immateriali, apertura verso l’esterno, densità di competenze, rete tra imprese e tra pubblico e privato: sono le carte che Genova dovrà giocarsi per diventare un polo internazionale di attrazione degli investimenti. Questa l’indicazione, chiarissima, emersa dal convegno che si è tenuto in mattinata nei locali della Fondazione Edoardo Garrone, in via San Luca. I rappresentanti di otto fondi di investimento internazionali, Lorenzo Baraldi (Neuberger Berman Aurora), Andrea Bovone (Equinox), Stefano Keller (LFPI Italia Reim), Massimiliano Magrini (United Ventures), Gianluca Petrera (Reuben Brothers) Nicolò Saidelli (ARDIAN Italy srl) Andrea Tomaschù (Riello Investimenti) hanno incontrato l’assessore comunale allo Sviluppo e alla promozione economica Giancarlo Vinacci e poi, nell’incontro moderato da Roberto Gatti (ad di Orefici Finance e di Boutique Italia), hanno spiegato al pubblico, in gran parte costituito da imprenditori e professionisti, quali sono i vantaggi competitivi su cui il territorio genovese può fare leva per lo sviluppo.
Otto esponenti di fondi con diverse esperienze e diverse specializzazioni, in venture capitalism, tecnologie digitali, real estate, quotazioni in Borsa, private debt, per otto volte hanno ribadito gli stessi concetti. Genova può contare sulla vicinanza con Milano e in generale con il polo produttivo padano, sul porto, su competenze nella filiera marittima e nell’industria anche grazie all’eredità lasciata dalle grandi aziende a partecipazione statale, sulla bellezza del suo territorio, sulla qualità della vita ma deve aprirsi, connettersi con il resto del mondo, realizzare al più presto le grandi opere. Nella grande sala al secondo piano di Palazzo Di Negro a sentire le parole degli otto manager sembravano surreali l’ostilità della giunta comunale precedente verso la Gronda e di mezzo governo nazionale verso Gronda, Tav, Terzo Valico.
Non solo le strutture materiali contano, indispensabili sono anche quelle immateriali. E non si tratta soltanto di digitalizzazione: un altro tema messo a fuoco è stato quello della comunicazione, bisogna far sapere quali sono i propri vantaggi competitivi e Genova sta ancora scontando un’inerzia comunicativa di decenni.
Un altro giudizio è risultato largamente condiviso: Genova potrebbe decollare dopo decenni di stagnazione, forse per le risorse e le energie ritrovate o convogliate verso la città dopo Ponte Morandi, forse per il fatto che raramente un sindaco ha concentrato nelle sue mani tanto potere come Bucci.
«Genova – ha commentato con i giornalisti uno dei tre commissari di Banca Carige, Fabio Innocenzi, presente tra il pubblico – vive una stagione di grandi aspettative, è a un punto di svolta importante come interesse degli investitori, italiani e internazionali. Le cose che interessano sono il fatto che è vicina a Milano, che è bella, e che già sia scelta da molte persone per la qualità della vita. Deve però risolvere problemi che riguardano la facilità di accesso, la logistica, i trasporti».
«Faremo un tavolo permanente con gli investitori – ha annunciato Vinacci al termine del convegno – abbiamo condiviso l’idea di avviare un tavolo di confronto permanente continuo sulle potenzialità del territorio. Il tavolo sarà guidato dal Comune, dal sottoscritto, e vedremo quali istituzioni interverranno. Credo che dovrà essere al massimo bimestrale. Il problema è fare conoscere quello che abbiamo, oggi ce l’hanno detto in maniera molto chiara».
Per quanto riguarda le connessioni,«le infrastrutture sono partite, nel 2022 dovremmo arrivare a Milano in 52 minuti, che dovrebbero diminuire di altri sette con il raddoppio della Voghera-Tortona. Dovremmo arrivare a 45 minuti. E questo cambierà l’aspetto della città, la farà decollare. Genova è l’El Dorado dei prossimi anni. Non ha senso che una casa vista mare a Genova costi meno di una casa vista nebbia a Milano. È assurdo. Intanto stiamo lavorando con l’Università per capire cosa si può fare per attrarre giovani in discipline legate al nostro territorio e fare in modo che dopo la laurea trovino un lavoro qui e ci restino».