Il primo progetto risale al 2006. Oggi Amico & Co riprova a ridisegnare la darsena nautica dell’area fieristica di Genova, con una serie di investimenti in infrastrutture per circa 33 milioni di euro. Genova megayacht hub è il progetto in grado di trasformare l’area per adattarla all’accoglienza dei grandi yacht, circa 200 quelli che arriverebbero in darsena, sfruttando al massimo le potenzialità dell’area, rimasta incompleta da quasi 13 anni. «Colmeremmo un gap che ci portiamo dietro da tanti anni – spiega Alberto Amico, presidente di Amico & Co – le aree per ora non sono sufficienti a rispondere alle richieste dei clienti. Con le nuove infrastrutture saremmo in grado di ospitare barche fino a 100 metri».
Il progetto si sviluppa su tre ambiti diversi. Il più consistente, anche dal punto di vista degli investimenti (circa 27 milioni di euro) è il nuovo ship lift da 4 mila tonnellate, attualmente in fase di realizzazione. «Prevediamo di renderlo operativo a ottobre di quest’anno − ricorda Amico − Opere simili si stanno costruendo nei vicini (e concorrenti) porti francesi e spagnoli, ed è pertanto essenziale per mantenere Genova competitiva».
La darsena nautica – Il ricorso
ll presidente di Ucina Confindustria Nautica, Carla Demaria, rinvia alla prossima decisione del Tar sulla legittimità della concessione della Darsena Turistica al Salone Nautico alla Amico: «È l’unica titolata a giudicare sulla legittimità della delibera dell’Autorità di Sistema del Mar Ligure Occidentale e sulla coerenza con gli investimenti pubblici e la destinazione dell’uso dell’area». Lo afferma in una nota diffusa dopo che negli ultimi giorni un comitato di cittadini e diverse espressioni del territorio e della politica sono intervenuti sul tema.
Investimenti pubblici nel 2004, sottolinea Ucina in una nota, avevano destinato la nuova Darsena turistica di Genova alle attività turistico-nautiche e al Salone Nautico e oggi è assegnata prevalentemente a quelle di riparazioni navali di Amico & Co.
«Rispettiamo il lavoro della magistratura amministrativa e rimaniamo in attesa della sentenza che sarà emessa il prossimo 27 marzo dal Tribunale Amministrativo Regionale della Liguria – afferma Demaria – Il Tar è l’unica autorità titolata a giudicare sulla legittimità o meno della delibera del 31 luglio 2018 e sulla procedura con la quale l’Adsp ha frammentato la concessione del Salone Nautico assegnandone il 60% alla società Amico & Co, per 20 anni e il restante 40% al Salone Nautico per 4 anni».
Il secondo ambito riguarda la darsena nautica: «Proprio nel 2006 abbiamo presentato un primo progetto, non accolto, per il completamento e l’utilizzo della darsena per i grandi yacht, ma da allora la situazione è rimasta immutata – descrive Amico – mancano due banchine su tre, la terza è inadatta a ospitare barche di grandi dimensioni, l’impiantistica è insufficiente. Mancano completamente le infrastrutture a terra». Gli interventi nell’area si svilupperebbero in due fasi: la prima consiste nella realizzazione delle opere a mare e dell’impiantistica fissa, per circa 3,2 milioni di euro di investimenti. Il lotto comprende la realizzazione di una banchina, un pontile fisso e l’impiantistica di supporto. La seconda fase riguarda invece le infrastrutture a terra, che andrebbero sviluppato insieme ad altri soggetti, in un’ottica di creare un vero e proprio marina di eccellenza, con servizi qualificati e in grado accogliere equipaggi, clientela, cittadini comuni: «Vorremmo creare un luogo in cui sviluppare diverse funzioni turistiche e imprenditoriali – spiega Amico – un’area integrata con il nuovo waterfront e che, anzi, potrebbe essere ancor più appetibile per gli stessi investitori. A chi muove timori su eventuali intralci con l’organizzazione del Nautico, rispondo che il marina impatterà sì sul salone, ma in modo positivo. La struttura sarà sinergica con il salone: per 50 giorni l’anno, forse anche meno se saremo capaci di venirci incontro, le barche saranno spostate, anche con l’aiuto degli altri marina genovesi. Il nostro mondo è molto unito, spesso ci si dimentica di sottolinearlo».
Sulla darsena si attende però il via libera del Tar all’atto di concessione ventennale, predisposto dall’Autorità di Sistema portuale del mar ligure occidentale, e attualmente oggetto del ricorso presentato da Ucina Confindustria Nautica. La decisione è attesa per mercoledì 27 marzo: «Potremmo subire un ritardo, ma siamo pronti a ripartire. Attendiamo con fiducia i giudizi e poi valuteremo la situazione. L’importante è riuscire a non perdere un’altra stagione e quindi di vedere realizzate almeno una porzione di opere entro ottobre di quest’anno», spiega Amico.
I bacini di carenaggio – il ricorso
L’Autorità di sistema portuale del mar ligure occidentale, nel febbraio 2018, aveva avviato una gara pubblica per l’affidamento a privati, con una concessione di 25 anni, dei 5 bacini di carenaggio del porto genovese, fino a quel momento gestiti dalla società a maggioranza pubblica Ente Bacini. La gara era stata aggiudicata all’unica offerente, l’Ati costituita da San Giorgio del Porto, T. Mariotti, Amico & Co e Fincantieri, ma Zincaf e Polipodio, altri due operatori del settore delle riparazioni navali, avevano presentato ricorso al Tar delle Liguria, ottenendo l’annullamento dell’intera procedura. Giudizio contro cui l’Adsp si era a sua volta appellata al Consiglio di Stato. Ricorso che avrà una risposta il prossimo 25 luglio.
Discorso a parte merita la questione dei bacini di carenaggio, la cui gestione privata è bloccata anch’essa da altri ricorsi.
«Amico & Co – spiega Bruno Guglielmini, ad del cantiere navale – ha partecipato insieme a Sgdp e Fincantieri al bando del febbraio 2018 per la privatizzazione di cinque bacini di carenaggio, attualmente gestiti da Ente Bacini srl come servizio pubblico. L’impegno previsto dal bando è quello di effettuare investimenti per circa 11,5 milioni di euro». Il processo di privatizzazione è però bloccato da alcuni ricorsi davanti al giudice amministrativo la cui decisione, prevista a fine marzo, è rimandata in attesa di verifiche supplementari disposte dal Consiglio di Stato. «La privatizzazione e gli investimenti consentirebbero di adeguare il modello genovese a quelli adottati nel resto del mondo».
Il progetto, nel suo complesso, porterebbe notevoli ricadute economiche sulla città, come sottolinea Amico: «Circa 200 barche in più a Genova per circa 8 mesi all’anno significa portare ricchezza a Genova, per non parlare dell’occupazione nella filiera e nell’indotto». Un comparto, quello genovese, composto da circa 30 aziende, per un totale di 700 dipendenti e oltre 120 milioni di euro di fatturato, più altrettante nell’indotto.