No alla riduzione di superficie delle aree protette e all’aumento delle zone di libera caccia, sì al Parco Finalese e a più guardie ecologiche. È il giudizio del Club Alpino Italiano (Cai) e di Federparchi che hanno esaminato e discusso il disegno di legge regionale ligure 210 che intende modificare la legge 12 del 1995 sulle aree protette e la legge 28 del 2009 in materia di tutela e valorizzazione della biodiversità.
Nei documenti allegati, approvati ufficialmente, le due associazioni, si legge in una nota stampa «chiedono puntuali modifiche al testo non condividendo la riduzione della superficie delle aree protette, il frazionamento delle gestioni territoriali e la mancata istituzione dell’area protetta del Finalese. Rimarcano inoltre la carenza di guardie ecologiche e la trasformazione delle “Aree Contigue” in zona di libera caccia, prima riservata ai soli residenti».
Nei documenti si denuncia che «a oggi i Parchi non sono dotati di personale proprio di vigilanza e si chiede l’istituzione di appositi corsi e concorsi».
Per quanto riguarda la mancata creazione dell’area protetta del Finalese Cai e Federparchi ricordano che «essa rivestirebbe grande importanza ambientale e turistica incidendo in maniera modesta sul bilancio regionale».
Le due associazioni «rimarcano che le Aree Contigue rappresentano fondamentali anelli di collegamento fra porzioni separate delle aree protette. Proprio in virtù della loro importanza per la gestione dei sentieri, delle infrastrutture e della tutela faunistica, in passato vi sono state investite risorse pubbliche importanti per creare e potenziare l’attività turistica che ora potrebbero andare disperse».
Critiche suscita anche «l’abolizione tout court del cosiddetto “paesaggio protetto” (una tutela istituita a suo tempo dalla Giunta di centrodestra Biasotti) che poteva essere trasformato in area contigua».
Forti preoccupazioni vengono espresse per il fatto che «in più casi i confini delle aree protette invece di avere localizzazioni precise come rivi, crinali, sentieri ecc… vengono ulteriormente ridotti e resi scarsamente riconoscibili, con la insidiosa e immotivata presenza di alcuni corridoi privi di tutela lungo i confini regionali delle aree parco, di fatto utili solo a scopi venatori. Secondo Cai e Federparchi, questo nuocerebbe alla possibilità di collegamenti, alla gestione faunistica e alla manutenzione dei sentieri di cui spesso i volontari Cai si occupano».