La data ultima per poter ripercorrere il nuovo viadotto autostradale sul Polcevera è stata fissata nel contratto unico firmato questo pomeriggio a Palazzo Tursi tra struttura commissariale, demolitori e costruttori: il 15 aprile 2020. Consegna dell’impalcato non percorribile confermata a fine 2019. I lavori saranno interamente pagati da Autostrade.
Confermata l’assenza dell’azienda genovese Vernazza, ma non sarà un problema secondo quanto dichiarato da Emilio Giuseppe Omini, presidente dell’azienda che porta il suo cognome, a capo dell’ati dei demolitori: «Abbiamo Fagioli che svolgerà lo stesso ruolo».
Marco Bucci, commissario per la demolizione e ricostruzione, non si dilunga: «Abbiamo un contratto unico che porta costruttori e demolitori a lavorare insieme. Siamo in linea con il progetto. Devo ringraziare le aziende che hanno partecipato, lavorando giorno e notte. Stiamo facendo le cose bene e in tempi brevi, un segnale grosso a tutta Italia. Ringrazio l’ex capo della Procura consulente anti corruzione Michele Di Lecce, per la sua consulenza fatta in maniera innovativa tanto che potrebbe fare scuola per un nuovo modo di realizzare gli appalti in Italia. Il grosso del lavoro comincia stasera».
Presente anche Renzo Piano, sulla cui “idea di ponte” si basa il progetto: «È una tragedia che ci porta qui – ricorda – i ponti non possono crollare, non penso ad altro da quel giorno. Abbiamo dato vita a una bella collaborazione, combattiva, costruttiva. Sono molto contento. Quando dico che questo ponte deve durare mille anni, non è uno scherzo guardate i ponti romani. Il ponte deve essere bello, una parola che a Genova non si usa per pudore. Qui bellezza si coniuga con la qualità». Sarà un ponte semplice, ribadisce Piano, «che non vuol dire banale. Ricordiamo che è anche un ponte cittadino perché attraversa la città. Sarà solido, durevole, facile da mantenere».
Omini rassicura sui tempi: «Sono 4 mesi che lavoriamo a questo progetto, nato dalla competenza della nostra ingegneria. Siamo preparati dopo l’esperienza di demolizione della Costa Concordia. Siamo sicuri di recuperare e consentire ai costruttori di cominciare i lavori il 31 marzo».
Pietro Salini, a.d. di Salini Impregilo, che insieme a Fincantieri si occuperà della ricostruzione, non risparmia qualche stoccata ai governi che si sono succeduti negli ultimi anni: «Le opere pubbliche sono indispensabili per la gente e vanno fatte da aziende per bene, c’è bisogno di tornare a capire che possa esistere un sistema produttivo che dia vita a opere rispettando la legge. Serve un sistema che consenta, in questo Paese, di fare le opere e cose normali. Queste opere devono essere belle non solo utili. Oggi la migliore imprenditoria di questo Paese lavora fuori. La questione non è solo di oggi, ma dura da almeno 30 anni».
Giuseppe Bono, a.d. di Fincantieri, ribadisce che «Siamo azienda genovese, lo voglio riaffermare, un’eccellenza italiana. Il mio pensiero va a coloro che hanno sofferto e continuano a soffrire: lavoriamo per Genova».
«Non era banale arrivare a questo punto – ribadisce Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e commissario per l’emergenza ponte Morandi – si è dato un significato diverso alla parola responsabilità. Marco Bucci in primis. Per le aziende coinvolte si tratta di un impegno economico piccolo, ma simbolico legato però allo sviluppo territorio. Suggella un nuovo patto sociale. Oggi lo sparo poi si corre sino al traguardo.