I sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil scendono in piazza in tutta Italia per protestare contro la decisione del governo di tagliare la rivalutazione delle pensioni. Anche a Genova, davanti alla Prefettura, si è svolto questa mattina un presidio per dire no a “una legge di bilancio sbagliata, miope e recessiva, che taglia ulteriormente su crescita e sviluppo, lavoro e pensioni, coesione e investimenti produttivi, e che chiude al Paese, e in particolare alle sue aree più deboli, una prospettiva di rilancio
economico e sociale”, si legge nella nota sindacale.
La norma contenuta nella legge di bilancio prevede la revisione del sistema di indicizzazione degli assegni a partire da quelli da 1.500 euro riducendone così il potere d’acquisto.
In Liguria quasi un pensionato su due è colpito dalla manovra del governo: si tratta di 233.506 persone, pari al 48,2% sul totale dei pensionati, così ripartiti: Genova 137.564 pari al 51,6%, Imperia 21.944 pari al 34,3%, Savona 34.565 pari al 52,5%, La Spezia 39.433 pari al 44,7%.
Da un calcolo preliminare risulta che la perdita economica complessiva ammonta a quasi 15 milioni di euro su base annua, così ripartiti: Genova 9.155.494,4, Imperia 1.366.238,9, La Spezia 1.916.775,6, Savona 2.342.914,9. La percentuale di pensionati liguri che percepiscono una pensione superiore a 3 volte il minimo è superiore a quella rilevata a livello nazionale (48,2% contro 40,8%). Tale differenza è dovuta al fatto che le
pensioni in Liguria sono prevalentemente pensioni da lavoro, frutto di vite lavorative continuative e di contributi realmente versati, nell’industria o nei servizi.
Con questa mobilitazione, spiega la nota Cgil, “si vuole denunciare con forza l’atto vessatorio contro i pensionati, che questo governo compie intervenendo nuovamente
sull’adeguamento delle pensioni all’inflazione. Diciamo basta: non si possono più usare le pensioni come il bancomat dei governi. In tre anni la manovra finanziaria sottrae 2 miliardi e mezzo dalle tasche dei pensionati, compiendo un vero e proprio furto, in particolare sulle
pensioni medio basse. Una decisione insopportabile, un clamoroso passo indietro rispetto a quanto i sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil avevano concordato con il precedente governo, e cioè il ritorno, a partire dal 1° gennaio 2019, a un meccanismo di
rivalutazione in grado di tutelare il potere d’acquisto dei pensionati italiani”.
La richiesta è quella di ritirare questa decisione, “sbagliata e punitiva verso una fascia di popolazione che meriterebbe di essere aiutata e sostenuta anche con una riduzione del carico fiscale, visto che sui pensionati italiani grava una tassazione doppia rispetto alla media europea”.