Sono 404 i modelli presentati alla Camera di commercio di Genova dalle imprese della zona rossa e arancione che hanno subito danni a causa del crollo di ponte Morandi. Complessivamente, si tratta di 120.454.464 euro di danni (di cui 44.397.157 diretti) a fronte di un totale di 422.104.708 euro. Il danno medio è di 298.154 euro.
Sorprendentemente, il danno medio delle zone rossa e arancione non è il più alto dichiarato nelle diverse aree considerate (resto di Genova, val Polcevera, resto della provincia e resto d’Italia) ma viene superato dal danno medio del resto della provincia (380.786 euro) e da quello del resto d’Italia (841.078). E questo nonostante le 3 imprese che hanno subito il danno più alto in assoluto, fra diretto e indiretto, si trovino tutte nella zona rossa.
Guardando la ripartizione fra i settori, il più colpito risulta l’industria con 77.903.726 euro di danni, seguito dal commercio con 22.804.185 euro e dai servizi alle imprese con 11.452.611 euro. Ancora una volta, il numero più alto di modelli presentati (181) spetta al commercio, che stacca decisamente i servizi alle imprese (42), i servizi alle persone (40), l’industria e il turismo (39).
Scendendo ancora ad analizzare le diverse voci di danno, balza agli occhi il danno diretto patito dall’industria, di ben 35.831.430 euro, che corrisponde all’80,7% di tutti i danni diretti dichiarati in zona rossa. Su un totale di 44.397.157 euro di danni diretti subiti da tutti i settori, ben 37.541.184 sono legati alla perdita di immobili, e il resto è ripartito fra macchinari, merce e spese tecniche.
Lo scotto più alto fra le diverse voci di danni indiretti lo pagano l’industria con 14.241.965 euro di costi aggiuntivi di personale, pur non avendo interrotto l’attività, e il commercio, con 11.609.199 euro di mancato guadagno, sempre senza interruzione dell’attività: è il caso dei tanti negozi e ristoranti che hanno visto scomparire il passaggio della clientela dopo il crollo del ponte e le modifiche alla viabilità.