«Contiamo ancora 255 nuclei familiari di sfollati, per un totale di 566 persone. Abbiamo avviato, con i primi provvedimenti, la ristrutturazione di 300 case pubbliche, che verranno consegnate secondo una lista di priorità che il Comune di Genova ha iniziato a stilare insieme ad assessorato regionale all’Edilizia e ad Arte. Gli alloggi pubblici a disposizione dei nuclei sono a oggi 170, di cui 88 già assegnati o opzionati. Non è una procedura semplice, né per chi è costretto ad abbandonare casa, né per il personale addetto a questa opera e che cerca di mettere insieme le varie esigenze. In ogni caso, sono numeri di cui siamo abbastanza orgogliosi, a un mese dalla tragedia è un gigantesco sforzo dei nostri uffici. C’è anche un’importante offerta di alloggi privati, al momento 96 di cui 4 già assegnati o opzionati». Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e commissario straordinario per l’emergenza, in occasione della riunione del consiglio congiunto Regione-Comune, fa il punto sul fabbisogno abitativo a seguito del crollo di Ponte Morandi.
«Vi è anche in funzione quello che chiamiamo contributo per autonoma sistemazione − spiega− Al momento lo hanno chiesto 58 nuclei familiari, per un totale di 97 persone. Il contributo viene erogato a far data dal 14 agosto».
Per quanto riguarda il futuro, «abbiamo richiesto a Società Autostrade di presentarci un piano, a sue spese, di messa in sicurezza definitiva dell’area, tenendo presente che entrambi i tronconi sono stati giudicati dalle due commissioni di esperti gravemente compromessi e in gravissima situazione di rischio. Addirittura, la commissione del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti considera le pile ancora in piedi sul troncone Est come le più pericolose. Aspetto che ha costretto ad attuare un regime molto rigoroso di accesso alla zona rossa. Ciò comporta anche molti ritardi sul ritorno alla normalità della viabilità della zona. A titolo di pura conoscenza, Rfi ci ha comunicato che dal momento in cui sarà loro consentito l’accesso, in due settimane potranno ripristinare la viabilità ferroviaria merci sul porto Sampierdarena. Notizia importante, per quanto aleatoria perché dipende da quando inizieranno i lavori».
«Non vi è ancora certezza sul piano demolizione, anche questo chiesto ad Autostrade − dice il commissario − Ci aspettiamo che nei prossimi 5 giorni questo piano venga presentato alla struttura commissariale. Nel momento in cui ne conosceremo i contorni, sarà possibile capire quante case e industrie dovranno essere disabitate o riallocate definitivamente da quell’area, almeno per un periodo di tempo medio-lungo. In questo senso abbiamo già portato all’attenzione del consiglio la legge Pris, l’indennizzo terrà conto della speciale condizione in cui le persone vivono oggi e del disagio di dover cambiare abitudini di vita. Ci auguriamo che tutto questo sia almeno lenito da una legge Pris che sappia compensare tutte le voci, anche quelle più umane e personali».
Il nodo centrale resta la ricostruzione del Ponte: «Stiamo lavorando con grande collaborazione istituzionale per far partire cantiere prima possibile − sottolinea Toti − Abbiamo l’obbligo di far partire prima di tutto quel cantiere, perché ogni discussione, anche legittima, di ridefinizione del sistema Italia per quanto riguarda le infrastrutture, la accetto e la auspico, ma non deve avvenire sulla ferita aperta di Genova che ha diritto a un canale preferenziale per cominciare a ricostruire quel ponte e chiudere questa ferita. Avremo il tempo per cercare le responsabilità, punirle, per discutere il tema delle concessioni, eccetera. Ma tutto ciò non deve rallentare di un’ora la possibilità di ridare a Genova un’infrastruttura da cui dipende la vita della città e della regione».