Bilancio critico per la Goletta Verde di Legambiente, rientrata in porto domenica 12 agosto da un viaggio iniziato il 22 giugno proprio dalla Liguria e terminato in Friuli Venezia Giulia. Solo il 52% dei 261 punti campionati dai tecnici nelle 15 regioni costiere italiane è risultato entro i limiti di legge; il restante 48% è invece “fortemente inquinato” (39%) e “inquinato” (9%) e la causa di questi risultati, secondo Legambiente, è da attribuire alla mala depurazione di cui ancora soffrono vaste aree del nostro Paese e per la quale l’Unione europea ci ha presentato un conto salatissimo.
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In Liguria la Goletta Verde ha svolto 23 campionamenti totali (16 foci o punti critici e 7 spiagge) e il risultato non è positivo: più della metà dei rilevamenti (14) risulta oltre i limiti. Di questi, 13 sono fortemente inquinati. Oltre a quello ligure, Legambiente ha rilevato i bilanci peggiori in Calabria (15 campionamenti oltre i limiti su 22), Campania (20 su 31), Lazio (17 su 24), Sicilia (21 su 26), Toscana (13 su 20).
La storica campagna estiva di Legambiente è stata realizzata quest’anno grazie al sostegno di Conou, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e dei partner Novamont e Ricrea, Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio, e con la media partnership di La Nuova Ecologia e rinnovabili.it.
Le foci dei fiumi, dei canali, dei corsi d’acqua e di scarichi sospetti e di altri punti critici rappresentano il 57% dei punti campionati dai tecnici di Goletta Verde e sono i luoghi dove si concentrano le maggiori criticità: su 149 foci monitorate, 106 (il 71%) sono risultate “fortemente inquinate” (il 61%) e “inquinate” (il 10%). Il 43% dei punti campionati sono invece spiagge.
Il monitoraggio di Goletta Verde prende prevalentemente in considerazione proprio i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio Sos Goletta. E le foci di fiumi e torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo. I risultati hanno risentito delle diverse condizioni meteo tra il mese di giugno, dove l’intensa piovosità delle settimane precedenti ha causato maggiori portate di fossi, canali e fiumi in mare, e le scarse precipitazioni nei mesi successivi con conseguente minor apporto dei corsi d’acqua.
«Con il nostro monitoraggio − spiega Serena Carpentieri, vicedirettrice generale di Legambiente − non intendiamo rilasciare patenti di balneabilità, sostituendoci alle autorità competenti in materia di controlli e di balneazione ma, con “fotografie” istantanee, portare all’attenzione di amministratori e cittadini le criticità che minacciano la qualità e la salute dei nostri mari, affinché se ne individuino e risolvano le cause. Anche per questo continua l’azione legale di Legambiente affinché si affronti con decisione il problema della depurazione. Quest’anno abbiamo già presentato esposti alle diverse Capitanerie di porto nelle regioni interessate segnalando 45 località fortemente inquinate».
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La denuncia dell’associazione fa leva sulla legge 68/2015, che ha inserito i reati ambientali nel codice penale e che, in questi tre anni di applicazione ha già consentito di perseguire i colpevoli, sequestrare depuratori malfunzionanti, fermare l’inquinamento causato da attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, intervenire su situazioni di inquinamento pregresso o per fermare attività illegali di vario genere.
Durante il viaggio di Goletta Verde non sono mancati i trash mob: flash mob con stoviglie giganti per sensibilizzare i cittadini sull’impatto ambientale decisamente esagerato rispetto ai tempi d’uso di piatti, posate, bicchieri, cannucce, bottiglie usa e getta. Legambiente ha, infatti, avviato “Usa e getta, no grazie”, una campagna d’informazione e sensibilizzazione per la prevenzione e la messa al bando di alcuni prodotti usa e getta di plastica, per stimolare il cambiamento spontaneo di abitudini dei cittadini e un intervento più deciso dei governi per arginare un problema di portata globale come il marine litter. Gli usa e getta, se non smaltiti correttamente, non scompaiono mai del tutto, frammentandosi in miliardi di microplastiche che raggiungono facilmente il mare finendo col contaminare la catena alimentare. Per questo, l’associazione chiede al governo italiano di mettere al bando le stoviglie di plastica non compostabile ma anche una serie e capillare campagna informativa sulla sicurezza e sostenibilità dell’acqua del rubinetto per incrementare la fiducia dei consumatori e diminuire così il consumo di acqua imbottigliata.
Su 78 spiagge monitorate da Legambiente nel 2018, un’area pari a 60 campi da calcio, i volontari dell’associazione hanno trovato quasi 50mila rifiuti, una media di 620 rifiuti ogni 100 metri. Di questi l’80% è plastica e ben un rifiuto su tre è stato creato per essere gettato immediatamente dopo il suo utilizzo e appartiene alle categorie di bottiglie e tappi, stoviglie, buste rinvenuti sul 95% delle spiagge monitorate. Dall’inizio dell’anno a oggi, i volontari di Legambiente hanno pulito almeno 500 spiagge italiane rimuovendo circa 180mila tra tappi e bottiglie, 96mila cotton fioc e circa 52mila tra piatti, bicchieri, posate e cannucce di plastica.