La spesa media sostenuta dalle coppie genovesi per sposarsi nel 2018 è di 12.985 euro (per 100 invitati), un dato inferiore alla media nazionale di 14.880 euro. I dati emergono dal focus di Compass e ProntoPro.
Secondo l’indagine, dopo la crescita delle unioni registrata dall’Istat nel 2016 (+4,6% sul 2015), ben il 3% degli intervistati ha già programmato nel 2018 le proprie nozze.
Tra i singoli costi, quello che incide maggiormente è il catering (6 mila euro), seguito dall’abito da sposa (4 mila euro), dal fotografo (825 euro), dal fioraio (770 euro), dalla band (580 euro) o dj (410 euro) e dalla torta nuziale (400 euro).
In cima alla classifica nazionale, la capitale: a Roma il costo sale a 17.830 euro per queste voci di spesa. Seguono Napoli (17.400 euro) e Palermo (17.150 euro).
A questi bisogna aggiungere ulteriori costi non inclusi nell’analisi, come le fedi, la location, le bomboniere e il viaggio di nozze, che hanno comunque un peso non indifferente sul budget familiare. Una cifra elevata tanto che diventa fondamentale il ruolo del credito al consumo: senza la possibilità di dilazionare i pagamenti molti dovrebbero rimandare o rinunciare al giorno più atteso della propria vita. Al contrario, per chi non bada a spese e può permettersi addirittura un wedding planner, dovrà prevedere ulteriori 1.650 euro.
L’indagine di Compass ha evidenziato anche altri aspetti. Interrogati sulla preferenza tra matrimonio o convivenza, per gli italiani il primo rappresenta ancora un momento importante nella realizzazione della vita di coppia (per il 46%), mentre per il 38% la convivenza è un passaggio fondamentale prima del grande passo, e a pensarlo sono soprattutto i single. Una cosa è certa, che sia convivenza o matrimonio, solo l’8% preferisce la solitudine, un dato che sale al 26% tra i separati e divorziati.
Ma a livello generale, gli italiani come vedono il matrimonio? Senz’altro mai fuori moda (per il 54%), piuttosto stimolante (63%), rassicurante (61%) e non come un legame troppo impegnativo (65%). Ma restano ancora delle zone d’ombra, come i costi per l’organizzazione del “grande giorno”, così come il fatto che solo quattro su dieci vedono questo momento come il coronamento del “sogno di una vita”.