Il 55,2% dei cittadini della Val Bisagno intervistati da Legambiente, è aumentata la percezione di vivere in zone ad alto rischio, soprattutto dopo gli eventi alluvionali del 2011 e del 2014. La realizzazione dei lavori di messa in sicurezza, come gli scolmatori del Fereggiano e del Bisagno e la risolettatura dell’asta terminale del torrente, hanno contribuito ad aumentare il senso di sicurezza della maggioranza dei cittadini (dichiarato dal 62%), ma non hanno convinto ancora un’ampia fetta di popolazione (attorno al 20%). Percezioni che, oltretutto, non fanno il paio con la corretta informazione: quasi nessuno sapeva a che punto fossero le opere e quale la loro funzione.
Sono alcuni dei risultati del progetto “Genova e il rischio idrogeologico: prevenzione e gestione dei conflitti”, che ha visto la somministrazione di 308 questionari ad abitanti, commercianti e insegnanti sulla percezione del rischio di chi vive e opera nella vallata. Dal giugno 2017 e per oltre un anno, le volontarie protagoniste del progetto, hanno operato approfondendo la conoscenza del territorio della Val Bisagno, informando e sensibilizzando direttamente oltre mille persone, grazie agli eventi organizzati sul territorio in collaborazione con il Comune di Genova, i Municipi, le associazioni locali.
Le volontarie fanno parte dei corpi civili di pace, un’iniziativa sperimentale nell’ambito del Servizio civile nazionale, nata per dare sostegno alla popolazione civile che fronteggia emergenze ambientali, nella prevenzione e gestione dei conflitti generati da tali emergenze.
I risultati del progetto sono stati presentati a Palazzo Verde da Sandra Bettio, responsabile Arci Servizio Genova; Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria; Sara Garau, Giada Mascherin, Alice Micchini e Greta Pastorino, volontarie dei Corpi civili di pace.
«Gli scenari che abbiamo vissuto dopo gli eventi alluvionali – commenta Grammatico – assomigliavano a quelli post bellici per la condizione catastrofica in cui abbiamo trovato alcune zone della città e per i fenomeni di conflitto sociale che si sono generati. Per questo abbiamo proposto e sviluppato un progetto innovativo, che ha formato le giovani volontarie fornendo loro conoscenze e competenze specializzate. Il numero delle persone coinvolte e i risultati dei questionari crediamo rappresentino un contributo per una maggiore consapevolezza della cittadinanza che vive in contesti ad alto rischio».
Una consapevolezza sempre più necessaria, se si considera che la maggioranza degli intervistati tra gli abitanti (76,5%) ha affermato di non aver ricevuto comunicazioni dall’amministratore di condominio o dal proprietario dell’immobile sui rischi alluvionali nella zona, nonostante l’ordinanza comunale N. 308 del 06/10/2017.
Quando la consapevolezza del rischio esiste, rimane comunque una percentuale di commercianti (75%) che non vuole rilocalizzarsi per mettere in sicurezza la propria attività, nonostante abbia subito danni anche ripetuti, pur di non perdere la propria clientela. Ma esiste un 24,6% di intervistati indecisi a cui potrebbero essere indirizzati i fondi specificatamente previsti dalla missione di governo Italia Sicura per la delocalizzazione.
I laboratori di informazione e comunicazione sviluppati per oltre due mesi durante l’anno a Palazzo Verde sono stati frequentati anche da tre classi dei Centri provinciali di istruzione per gli adulti di Genova Ponente e del Levante Tigullio, con 67 alunni di nazionalità straniera e da dieci pazienti dell’Associazione ligure famiglie pazienti psichiatrici.
Tra le scuole che hanno partecipato ai laboratori e al concorso per la creazione di acrostici della parola “Alluvione”, realizzati in forma grafica secondo la creatività degli alunni, sono state premiate la classe III A della scuola primaria Istituto Comprensivo di Prà, Plesso Montanella e, per la scuola secondaria di primo grado la classe III E dell’Istituto Comprensivo Barabino, Plesso Barabino.
Il progetto è riuscito a coinvolgere, oltre alle scuole, anche diverse fasce sociali, informandole sui comportamenti opportuni per autoproteggersi dai fenomeni alluvionali. Per la formazione specifica sviluppata durante il progetto, oltre agli esperti di Legambiente, sono state coinvolte Arpal, la Protezione civile comunale e regionale, il Parco Nazionale delle Cinque Terre, l’Ordine regionale dei Geologi della Liguria, l’Associazione Amici di Ponte Carrega.