Coop Liguria critica la Cgil per la scelta dell’organizzazione sindacale di dichiarare sciopero per la giornata del 25 Aprile.
«I nostri punti vendita – si legge in una nota stampa di Coop Liguria – sono aperti il 25 Aprile nel rispetto di accordi aziendali che la Cgil ha regolarmente sottoscritto e che, oltre alle aperture festive, normano tutta una serie di altri aspetti della relazione tra il personale e la Cooperativa: dalla corresponsione, ai lavoratori, di quote di retribuzione variabile legata ai risultati della gestione commerciale alla possibilità di autogestire in parte il proprio orario di lavoro; dai limiti alle quantità di domeniche e festività lavorabili dal singolo individuo alle chiusure, per tutta la rete di vendita, in altre importanti giornate festive».
«Per agevolare il personale – si legge ancora nel comunicato – abbiamo predisposto un sistema di gestione delle presenze che permette di conoscere i turni con largo anticipo. Chi lavora durante le feste, inoltre, ottiene adeguate maggiorazioni economiche, tanto che non è infrequente, per chi preferisce stare a casa, trovare un collega disposto a sostituirlo nel turno festivo. Tutti coloro che lavorano di domenica, infine, hanno diritto a un giorno di riposo compensativo nella stessa settimana. Troviamo quindi profondamente scorretto da parte della Cgil dichiarare sciopero sul tema dell’apertura del 25 Aprile, quando questa apertura è frutto di un percorso di concertazione, che ha visto entrambe le parti scendere a compromessi e ottenere reciproche concessioni. Se quegli accordi aziendali devono essere messi in discussione, allora dovranno esserlo nella loro globalità, perché nelle relazioni sindacali non si può chiedere senza essere disposti a dare».
Coop Liguria sottolinea che non può permettersi di «Abbassare le saracinesche quando tutti i concorrenti rimangono aperti, in un contesto di crisi non ancora del tutto superata». La scelta di aprire il 25 Aprile non è quindi «Una decisione che abbiamo preso a cuor leggero. Nasce dall’esigenza di garantire un servizio ai nostri soci e consumatori e dalla volontà di tutelare l’occupazione e il patrimonio intergenerazionale della Cooperativa.».
Il documento conclude affermando che «Qualora le aperture domenicali e festive venissero cancellate, quindi, andrebbero persi quasi 6 milioni di euro di reddito, oltre ai versamenti contributivi corrispondenti per lo Stato e gli enti locali».