Il problema di coloro che soffrono di disabilità intellettiva e autismo è la comunicazione. Grazie a un gruppo di studio tutto genovese (età media 33 anni), oltre 180 milioni di persone nel mondo (quasi 500 mila in Italia), potrebbero essere agevolate da una soluzione low cost, un’app chiamata AloSpeak e realizzata da Alos, startup fondata da Federica Floris, psicologa e Alessandra Piaggio, ingegnere.
«Da sempre lavoro con persone che hanno questi disturbi – racconta Floris – e che hanno difficoltà nell’esprimere i propri desideri, fondamentale per l’autodeterminazione. All’inizio si comincia a lavorare su immagini cartacee, alla base della comunicazione aumentativa alternativa, lo step successivo sono i software , ma mi sono resa conto che quelli che si professavano migliori, oltre a essere particolarmente costosi, da 350 euro in su, erano complicati per gli utenti. Tanto che passavo più tempo a settare la app che a lavorare per aiutare il paziente attraverso questo sistema». Tutti gli elementi per comporre una frase erano raggruppati in un’unica pagina per esempio, disorientando soprattutto chi ha problemi di attenzione.
L’app per tablet e smartphone (oggi disponibile solo su Google Play, dal prossimo settembre anche su Apple Store) è uno strumento che consente, in un modo molto semplice ma efficace, a bimbi e persone con gravi disabilità di poter comunicare esprimendo bisogni e stati d’animo. La facilità di programmazione permette a chiunque di personalizzarne l’utilizzo, consentendo anche a medici e familiari senza particolare preparazione tecnica di calibrare la complessità del sistema comunicativo sulla base delle necessità. «L’app è molto facile da personalizzare, inoltre abbiamo utilizzato i simboli universalmente riconosciuti per indicare aggiungere (il +) il modifica (la matita) e così via.
Il lavoro delle due fondatrici, partito circa 4 anni fa, è stato completato da giovani grafici e sviluppatori.
Per ora i risultati sono molto positivi: una versione beta non in commercio è stata utilizzata per esempio dai pazienti del don Orione e del centro clinico psiche. «Non abbiamo dati standardizzati – spiega Floris – ma presto li prepareremo. La sperimentazione ci ha consentito anche di sviluppare alcune funzionalità come bloccare il tablet sulla app»·