«Per evitare certe polemiche bisogna che Forza Italia si apra a un dialogo, a un confronto in cui siano coinvolte tutte le forze del partito». Così Giuseppe Costa, candidato per Forza Italia al Senato in Liguria (candidato “di servizio”, perché è il terzo nella lista del proporzionale) e nel partito di Berlusconi da sempre, commenta lo scontro avvenuto nei giorni scorsi tra Claudio Scajola e Giovanni Toti. L’ex ministro ha annunciato l’intenzione di candidarsi a sindaco di Imperia, con Forza Italia, il governatore ligure lo ha accusato di essersi auto-candidato senza un’investitura da parte degli organi competenti del partito.
«Scajola – dichiara Costa a Liguria Business Journal – è stato indotto a questa avventura dalla richiesta di molti imperiesi e dall’affetto per la sua città. E anche dal desiderio di completare il processo, purtroppo interrotto, di trasformazione liberale che lui stesso aveva contribuito ad avviare durante il periodo in cui aveva avuto responsabilità nei precedenti governi di centrodestra».
Non tutti però, all’interno di Forza Italia, hanno accolto questa decisione con favore. Per primo Toti, che ha attribuito a Scajola un’autoinvestitura e ha commentato ironicamente la disponibilità dichiarata dall’ex ministro di ritirarsi solo nel caso il nipote Marco «dovesse manifestare la volontà sincera di candidarsi a sindaco di Imperia». «Sono passati i tempi – ha osservato Toti – in cui le candidature in Liguria si decidevano in casa Scajola».
«Ma a decidere le candidature – precisa Costa – non può essere un consesso ristretto, autoreferenziale, anche perché , come è successo di recente, così si rischia di promuovere candidati che non vengono accettati da Berlusconi. I candidati dovrebbero essere scelti tenendo conto degli orientamenti delle loro comunità di riferimento e attraverso un confronto aperto. E non si tratta soltanto di candidature, abbiamo bisogno di un aperto processo democratico per portare avanti il progetto liberale di Forza Italia e garantire la nostra autonomia culturale e politica, evitando di appiattirci sulle posizioni meno moderate degli alleati. Io spero che, dopo il 4 marzo, con il venire meno delle tensioni pre-elettorali, sia possibile un dibattito sereno al nostro interno e le logiche egemoniche siano superate dal confronto sulle idee»