Oltre 10.400 istituzioni attive (+10,5% rispetto al 2011), 187 mila i volontari (+18,9%, che crescono di più rispetto all’incremento italiano del 16,9%), 21 mila i dipendenti (+16,2%). Ecco il non profit in Liguria fotografato dall’Istat, che vale il 3,1% del totale nazionale, ma il settimo posto italiano se si rapporta il numero di istituzioni con la popolazione residente.
Un settore che ha un peso economico probabilmente sottovalutato dall’opinione pubblica e dagli amministratori, ma grazie al primo censimento permanente realizzato dall’Istat con la collaborazione del Celivo, il centro servizi al volontariato, e presentato proprio nella sede del Celivo, è ora possibile capire le dimensioni del settore e soprattutto come si sta evolvendo.
Il censimento dell’Istat comprende anche partiti politici e sindacati, associazioni di categoria, comitati ed enti ecclesiastici con finalità sociale.
Le istituzioni con dipendenti, in Liguria, sono aumentate, dal 2011 al 2015, del 32,7%, quelle con volontari (che rappresentano l’85,3% del totale) sono aumentate del 12,1%. Cala, però, la dimensione media: da 14 dipendenti per istituzione a 12. Spicca, soprattutto, un incremento straordinario di alcuni particolari ambiti di attività prevalente: quelle nella religione sono aumentate del +238,8% rispetto al 2011 (sono 874).
La “torta” svela che la maggioranza delle istituzioni sono attive nel settore cultura, sport e ricreazione (+6,25% rispetto al 2011), seguite da religione, assistenza sociale e protezione civile, relazioni sindacali e rappresentanza di interessi. Rispetto al censimento precedente sono calate quelle sull’ambiente (-22,5%), sulla tutela dei diritti e attività politica (-20,8%) e sull’istruzione e ricerca (-16%). Interessante anche il confronto per attività incrociandolo con dipendenti e volontari.
I dipendenti si concentrano soprattutto nei settori sanità (+11,3% rispetto al 2011), assistenza sociale e protezione civile (+28,7%), sviluppo economico e coesione sociale (+25%), istruzione e ricerca (unico settore in cui sono calati, -5,1%).
Il 48,4% del totale dei volontari è impegnato nei settori cultura, sport e ricreazione (+1,3% rispetto al 2011), assistenza sociale e protezione civile (+19,9%), sanità (+19,9%) e religione (+153,2%).

Andando a vedere i valori medi per 10 mila abitanti, ci sono 66 istituzioni non profit in Liguria (55 in Italia), 137 i dipendenti (130 in Italia), ben 1187 i volontari (911 in Italia), anche se, specifica l’Istat, alcuni volontari potrebbero essere impegnati in più istituzioni, il dato potrebbe quindi essere sovrastimato.
Le forme giuridiche prevalenti sono le associazioni (81,7% del totale), seguite dall’altra forma giuridica (12,2%, che di solito rappresenta gli enti religiosi), dalla cooperativa sociale (4,1%) e dalla Fondazione (2,1%).
Maria Luisa Gallinotti, dirigente regionale del settore politiche sociali, terzo settore, immigrazione e pari opportunità, rileva che si tratta di un censimento molto utile, perché la stessa regione, pur gestendo il registro regionale del Terzo Settore, non ha idea delle dimensioni del fenomeno, visto che le organizzazioni di volontariato iscritte sono solo 989, le associazioni di promozione sociale sono 328, le cooperative sociali 331, una goccia nel mare. «Speravo – dice – che nuova riforma andasse a inglobare tutto questo panorama per conoscerlo meglio, ma per com’è adesso la norma tempo che la tendenza delle istituzioni sarà a non iscriversi, visto che per esempio quelle sportive devono scegliere tra uno e l’altro». Gallinotti si è presa inoltre l’impegno di riuscire a portare anche il non profit nella legge sulla crescita della Regione Liguria, che sinora ha ignorato questo settore come economicamente rilevante.
Una tradizione che arriva da lontano
Il 32% delle istituzioni liguri è stato costituito tra 2001 e 2010. Il 19,9% tra il 1991 e il 2000. Ben il 26,2% ante 1991 (in Italia “solo il 17,4%). Il 21% dopo il 2011. Il periodo di costituzione è correlato al settore di attività: religione prima del 1990, filantropia e promozione al volontariato tra il 1991 e il 2000, tutela dei diritti, cooperazione e ambiente tra il 2001 e il 2010 e, tra le più recenti, sviluppo economico e coesione sociale.
Avere i numeri consente alla Regione di programmare. Oggi per esempio sono attivi i patti di sussidiarietà: quello dei custodi sociali raggruppa più di 300 associazioni. Il mondo che ruota attorno al carcere 35 cooperative sociali. Altro patto riguarda i diritti infantili e all’ascolto e coinvolge una decina di realtà. L’utilità del Forum del Terzo Settore è rappresentato dal fatto di poter dialogare con la Regione per attivare ambiti di attività finanziabili.
Stefano Kovac, che rappresenta il Forum, evidenzia che questi dati «smentiscono il luogo comune che alla fine tutti ci guadagnano. Per ogni dipendente ci sono 10 volontari. Sarebbe interessante se dentro al censimento ci fossero indicatori sulla qualità del lavoro e la ricaduta sul sociale, ma anche indagini sulla fatica di essere volontario oggi. Se fossi un amministratore pubblico riserverei al settore cure amorevoli, perché produciamo benessere. Chi è volontario fa bene agli altri e a se stessi. Auspico da parte della Regione un investimento in formazione congiunta di operatori, funzionari, dirigenti della P.A. sul tema della sussidiarietà, per ragionare assieme su cosa significhi questa parola».
Per chi vuole approfondire ecco le slide dell’Istat e quelle della Regione Liguria Istat; Regione.