Terra, bottiglie di plastica, vasi di piante, anche delle pillole di viagra: è quanto hanno trovato negli scarichi delle gronde di Galleria Mazzini i tecnici che stanno svolgendo i lavori. I rifiuti “caduti” dalle finestre che sovrastano la struttura, hanno tappato i fori di scorrimento dell’acqua, danneggiando così i cornicioni e tutto il resto. È solo uno dei tanti problemi che riguardano il restauro dell’opera liberty, un’operazione complessa che richiederà almeno altri tre anni di lavoro e diversi appalti.
«Un ulteriore rallentamento − spiega il direttore dei lavori Giuseppe Sgorbini − è dovuto al fatto che Genova è passata in zona sismica tre, quindi abbiamo dovuto ripensare i lavori e le gare».
Una situazione non più prorogabile e che, al di là di quello che si vede, nasconde insidie notevoli: «Le tramogge per esempio − descrive Sgorbini − erano dentro la muratura, i tubi, pieni di terra e arrugginiti, sono stati tirati fuori. Anche la fognatura è vecchia di 150 anni, ma al momento non è in programma una sostituzione, mentre i quattro pesanti lampadari, di 500 kg l’uno, sono stati tolti e ricoverati in attesa della fine dei lavori perché il rischio di caduta non si poteva escludere».
Molte problematiche sono nate in corso d’opera: «È il caso delle facciate − dice Sgorbini − pesavano 38 tonnellate l’una, non avevano più la funzione statica originale, erano deteriorate e cominciavano a muoversi: all’inizio non pensavamo di dover intervenire anche su questo, ma poi un operaio, appoggiandosi alla facciata, si è accorto che si muoveva».
E poi c’è il problema dei grifoni: «Sono ben 16, in ghisa, sono enormi − spiega il direttore dei lavori − Ne abbiamo rinforzato uno perché non era ben sistemato, ma poiché non rientrano in questo appalto vedremo più avanti come lavorarci».
Altri decori in ghisa saranno recuperati, anche se «finora è andata bene − commenta il progettista Giorgio Porcile − perché tra ghisa e lamiera d’acciaio dell’epoca si crea un potenziale elettrico, si forma la ruggine e di conseguenza il decoro si stacca e cade a terra». Proprio i decori hanno creato molti danni alla struttura: «Montati sulle strutture portanti, internati a freddo, non era possibile levarli per vedere le condizioni della struttura, che è marcita sotto il peso di decine di tonnellate», dice Porcile.
I nuovi decori, nel caso quelli originali non si possano recuperare, saranno montati in una seconda fase e saranno realizzati in acciaio inossidabile (tranne quelli in resina che saranno riprodotti tali e quali): «Siamo arrivati a un compromesso − spiega Sgorbini − L’acciaio inox pesa meno della ghisa e dura di più. La sovrintendenza ha dato esito positivo per qualche cornicione, per ora ne abbiamo realizzati tre. Ricompattando invece i pezzi di ghisa con il carbonio, il costo sarebbe stato stratosferico».
In un’ottica di sicurezza, è anche necessario «togliere i ponteggi lato teatro perché ci potrebbero essere problemi al colonnato − afferma il progettista − Occorre accelerare al massimo, poi in gara c’è la chiusura di tutti i fronti laterali senza applicare le decorazioni: in acciaio inossidabile pre-sagomato in officina e montato sul posto, tipo catena di montaggio».
A giugno sarà predisposto il cantiere più importante, con lavori per 2,38 milioni di euro: «Non è possibile lavorare in maniera massiva − spiega l’assessore comunale ai Lavori pubblici Paolo Fanghella − Le stesse caratteristiche del sito non consentono di lavorare con tante persone, al massimo cinque o sei operai. Abbiamo deciso di fare forti investimenti in continuità con la precedente giunta, ma sono dilazionati in due-tre anni». A seguire un finanziamento di 1,6 milioni di euro, poi 3,66 milioni per il 2020, «fino a stanziare ogni anno finanziamenti per portare a termine un’opera da 12-13 milioni di euro».
L’intenzione è quella interferire meno possibile con le attività commerciali, incentivando anzi nuove aperture.
Novità anche sul fronte ingresso lato Nord, con il tira e molla con i privati trascinatosi per diversi anni e un’impalcatura presente da tempo immemorabile: «C’è una buona notizia − dice Fanghella − pare che i privati siano ora intenzionati a intervenire sulla loro parte, noi siamo pronti a operare sul nostro, in linea con l’organizzazione del cantiere Galleria Mazzini è un biglietto da visita importante per Genova e deve essere curato al massimo».