Alberto Pandolfo, consigliere comunale, vicino ai ministri Roberta Pinotti e Dario Franceschini, è il nuovo segretario provinciale del Pd. Lo ha eletto per acclamazione ieri sera l’assemblea provinciale del Pd. La sua candidatura era unitaria, sul nome di Pandolfo, proposto dall’ala renziana del Pd genovese si era verificata una convergenza delle altre componenti del partito.
I passi più applauditi della relazione del nuovo segretario sono stati quelli in cui Pandolfo invitava il partito a ritrovare la sua unità, segno di una esigenza realmente avvertita dai militanti e di critica verso chi ha contestato la dirigenza negli ultimi mesi. «Dobbiamo essere plurali all’esterno e uniti all’interno – ha detto Pandolfo – saranno introdotte alcune regole in questo senso» perché «il Pd di recente è sembrato, più che un partito, una coalizione e talvolta pure malriuscita». «Gli errori del passato – ha sottolineato il nuovo segretario, subentrato ad Alessandro Terrile, orlandiano, che si è dimesso dopo la sconfitta alle amministrative genovesi – coinvolgono tutta la classe dirigente del partito e non soltanto alcune persone». Anche questo passo è stato applaudito a lungo come quello in cui Pandolfo ha ringraziato Terrile per la generosità con cui ha operato.
Di fonte a una destra che «persegue la politica di dare ragione a chiunque si presenti salvo addossare tutte le responsabilità dei problemi al Governo nazionale» e a un M5S «sostanzialmente incapace di fare politica» il Pd genovese, secondo Pandolfo, può e deve tornare alla guida dell’amministrazione cittadina. Per riuscirci però, ha avvertito, «dobbiamo toglierci dalla testa l’idea che abbiamo fatto bene e non siamo stati capiti», occorre «riportare al centro del dibattito i cittadini, cambiare le modalità con cui andiamo incontro alle persone. Tutti oggi devono dare una mano, porte parte e steccati abbattuti a chi vuole collaborare».