«Dal primo momento ho difeso il diritto di fare l’aumento dei soci che, camminando e soffrendo, hanno seguito la banca. Ora il piccolo azionista ha il diritto di dirmi: la banca mi ha stufato, non sottoscrivo più azioni. Oppure di dirmi: vado avanti. C’è il 55% di piccoli azionisti e il 30% di rilevanti e tu dici a questi signori, che sono l’85%: no, voi non potete fare l’aumento?» Così Vittorio Malacalza, primo azionista e vicepresidente di Banca Carige oggi, prima dell’assemblea dei soci, ha illustrato la propria posizione sul diritto di opzione per l’aumento di capitale sottoposto alla discussione dell’assemblea.
L’ad Paolo Fiorentino ha dichiarato: «Vogliamo e, ritengo, possiamo, farcela da soli. Stiamo comunicando con estrema trasparenza quali sono le condizioni di partenza, che evidentemente sono molto critiche, ma con altrettanta chiarezza abbiamo fatto capire, spero, che la posizione di arrivo aprirà un orizzonte completamente diverso per Banca Carige. È un appuntamento particolare quello di oggi − ha aggiunto − vorremo scrivere con gli azionisti una pagina storica, di rinnovamento definitivo, per riportare Carige non solo agli antichi splendori ma soprattutto da dove Carige è partita: sul territorio, sui clienti, sulle famiglie, sulla piccola impresa, che sono il nostro mercato di riferimento».
All’assemblea, in corso ai Magazzini del Cotone a Genova, sono presenti 321 soci, pari al 31,87 per cento del capitale.