L’Italia come esempio per il regolamento europeo porti in campo di ormeggi, un traino per quei Paesi in cui la professione non era ancora regolata e valorizzata con percorsi definiti e legati alla sicurezza della navigazione portuale. Si è discusso anche di questo nell’assemblea annuale delle associazioni europea e internazionale della categoria degli ormeggiatori e barcaioli (Eba e Ibla), quest’anno ospitata a Genova. L’organizzazione di questa edizione è a cura del Gruppo antichi ormeggiatori del porto e dell’Angopi (Associazione nazionale gruppi ormeggiatori e barcaioli dei porti italiani).
«Abbiamo analizzato il percorso giuridico e regolamentare – spiega il capo del Gruppo antichi ormeggiatori del porto di Genova e presidente di Eba, European boatmans association Alessandro Serra – che testimonia la necessità di attività formative importanti. Il regolamento Ue e le linee guida dell’Imo, l’International maritime organization, hanno finalmente certificato il collegamento tra il nostro servizio e la sicurezza della navigazione portuale, noi abbiamo contribuito a tutto ciò, siamo stati ascoltati e apprezzati».
A Genova sono 64 gli ormeggiatori, riuniti in una Cooperativa che è l’unico erogatore del servizio. Per diventare ormeggiatori occorre un concorso pubblico, gestito dalla Capitaneria di porto, che consente l’iscrizione all’Albo.
Genova, nel frattempo, sta facendo scuola anche per un altro motivo: la sperimentazione da un anno e mezzo dello Shore Tension (durerà quattro anni), un particolare strumento molto utile per misurare la stabilità delle condizioni di ormeggio della nave in banchina in tempo reale.
«Il gigantismo navale ci obbliga a nuove modalità di lavoro – racconta Serra – questo sistema è stato ideato dai colleghi di Rotterdam, si tratta di un pistone aerodinamico che posto in banchina e collegato alla nave con cavi particolari e molto resistenti, dà in tempo reale la tensione dell’ormeggio e ci consente di intervenire, in caso di problemi, con tempi di buona operatività perché in remoto leggiamo i dati, nell’eventualità chiamiamo la Capitaneria che a sua volta informerà piloti, rimorchiatori e chi di dovere, prevenendo i rischi con buoni tempi di reazione».