Qual è il significato di sostenibilità? Cosa significa integrarla nel business di un’impresa e in che modo? Hanno provato a rispondere a queste domande gli esperti di sostenibilità di EY, network mondiale di servizi professionali di revisione e organizzazione contabile, fiscalità e consulenza di business, nel corso di un incontro rivolto alle imprese nella sede di Confindustria Genova. «Guardare la sostenibilità non come un rischio, ma come un’opportunità», precisa Carlo Cici, direttore esecutivo Sostenibilità, spiegando in breve il senso dell’incontro. Per farlo, EY ha presentato i risultati di una recente indagine che ha condotto, per la prima volta al mondo, sul tema “Integrazione all’interno dell’azienda, come la sostenibilità diventa fattore decisionale”, ascoltando oltre 1.500 manager internazionali. L’indagine, presentata a Milano, è protagonista di un roadshow nazionale.
“Integrare la sostenibilità nel business significa ripensare e ridefinire la strategia e i processi operativi per affrontare il cambiamento e rispondere ai bisogni e alle aspettative del mercato e della società, con l’obiettivo ultimo di accrescere la competitività e sostenere la redditività duratura”. Oltre l’86% degli intervistati si trova d’accordo con la definizione studiata dagli esperti di EY. «È stata la prima domanda che abbiamo rivolto al nostro campione – spiega Cici – Ed è una definizione che coglie un aspetto particolare, il fatto che la sostenibilità sia la capacità di un’azienda di cogliere il cambiamento, non solo nel mercato ma anche nella società. Questa è un po’ la chiave: le nostre aziende sono molto brave a cogliere e interpretare i cambiamenti di mercato, ma non sono attrezzate a fare altrettanto con la società. Ma del resto, i cambiamenti del mercato nascono prima nella società». Questo il punto di partenza. E da qui la domanda successiva: come mettere a terra un processo di cambiamento così complesso?
«Si tratta non solo di capire meglio tutte quelle politiche già esistenti, dall’industria 4.0 alle smart city, tante parole che spesso formano una grossa nuvola poco comprensibile – aggiunge Cici – ma anche analizzare gli strumenti che le aziende già utilizzano per integrare la sostenibilità nel business e capire quanto effettivamente riescono a guidare il cambiamento e la strategia di un’azienda, migliorandone operativamente la sostenibilità». In base allo studio, nei prossimi tre anni le pratiche che avranno il maggiore impatto sull’integrazione della sostenibilità nel business saranno l’adozione dei sistemi di gestione (per il 52,7% degli intervistati), lo stakeholder engagement (33,8%), l’innovazione sostenibile dei prodotti (29,5%).
Lo strumento principe per guidare l’azienda nel processo di integrazione della sostenibilità nel business è lo shared value (valore condiviso), che è anche lo strumento in grado più degli altri di determinare gli impatti più significativi sul modello di business. Segue l’approccio dell’economia circolare, anch’esso caratterizzato da una significativa capacità di impatto e, quindi, il reporting integrato, complice anche l’orientamento al “pensare integrato” che ne sta alla base. Tutti gli altri strumenti analizzati sono caratterizzati da una bassa capacità di guidare l’organizzazione nel cambiamento.
Allo stesso tempo, non esistono strumenti in grado di supportare a 360° le aziende lungo tutte le dimensioni che gli esperti di EY hanno identificato nell’area del “supporto”, cioè focalizzazione sui temi chiave, lente per ripensare prodotti e servizi, trasparenza, cultura della sostenibilità. Gli strumenti che supportano in modo più completo le aziende sono i Sistemi di Gestione, il reporting secondo il framework del Gri (Global Reporting Initiative) e la ISO 26000. Nella maggior parte dei casi, quanto più uno strumento guida l’organizzazione, tanto meno la supporta operativamente nell’integrazione della sostenibilità. Considerando l’impatto, gli strumenti più incisivi per l’integrazione sono lo shared value, l’approccio dell’economia circolare, le B–Corp e il reporting integrato. Immediatamente a seguire, troviamo i sistemi di gestione, lo Sroi (Social return on investment), la ISO 26000 e il Gri.
Ma ciò che effettivamente emerge è una profonda mancanza degli strumenti in grado di cambiare la cultura delle persone nell’azienda, onere di cui proprio l’impresa dovrebbe farsi carico. Il fattore “persone”, secondo l’indagine EY, è non a caso uno dei principali fattori che ostacolano maggiormente l’azienda a fare meglio in chiave sostenibilità: mancanza di consapevolezza del management, mancanza di competenza dello staff. A ciò si aggiunge una mancanza di visione a lungo termine, sopraffatta dalla necessità di focalizzarsi su risultati a breve.
Dunque, qual è il punto di partenza per l’integrazione? «Abbiamo provato a riassumere pochi concetti, forse apparentemente banali, ma in realtà fondamentali per compiere i primi passi verso l’integrazione − spiega Cici − Pensare fuori dagli schemi. Avere equilibrio tra analisi e sintesi. Avere il coraggio di sperimentare. E infine, scalabilità e la gestione del cambiamento».